Ballate tristi, musica scarnificata, essenziale, spigolosa, a tratti con slanci, batteria asciutta, chitarra che a volte viene martellata sulle corde, un organo che in alcuni pezzi rievoca brani anni settanta, un folk denso e diverso da come lo siamo abituati a sentire. Una creatività a volte inespressa e a volte efficace che disorienta. Jason Molina, scomparso nel marzo 2013 ci lascia in eredità questo lungo disco di suoni lenti che si arrampicano improvvisamente, di squarci di dolore e rabbia.
Voto : 3.5/5