Agota Kristof – Trilogia della città di K.

Agota Kristof – Trilogia della città di K.

1998

Un libro imperdibile e a tratti sconvolgente. La storia parte da due bambini gemelli che, in periodo di guerra vengono lasciati dalla madre a casa della nonna per poter stare al sicuro. In questa prima parte del libro non ci sono nomi di persona come se l’autrice volesse mantenere una distanza dalle persone. Appare come una fiaba noir dove i due gemelli sono presto costretti a inventarsi stratagemmi per poter sopravvivere, in un quadro di desolazione e povertà, piccoli quadri tragici si sovrappongono all’interno della storia, squarci improvvisi di violenze e soprusi, di alienazione e disumanità. In questo contesto i gemelli si infilano senza paura e con freddezza, da un lato pronti ad accondiscendere la volontà di altre persone fragili e bisognose e dall’altro pronti a passare sopra nefandezze pur di raggiungere i loro scopi. Ambientata in una imprecisata cittadina al confine ungherese durante la dominazione sovietica, la prima parte della storia vede i due gemelli che si dividono e uno di loro lascia il paese. Nel libro successivo si parla solo del gemello rimasto e degli espedienti usati di volta in volta per vivere, la narrazione sembra cambiare, appaiono i nomi delle persone e nonostante il linguaggio sia sempre tagliente e asciutto a fare da sfondo alla storia ci sono il dolore, la solitudine, la perdita. Nella terza parte della storia avviene un cambiamento radicale: quello a cui abbiamo assistito sino ad ora non è nient’altro che immaginazione, i fatti si sono svolti in un altro modo. Adesso il romanzo continua con frequenti flashback, a volte si fa fatica a capire ciò che accade, se i gemelli siano la stessa persona, se quello che veniva raccontato prima fosse frutto della fantasia o invece lo sia la parte finale del libro. Ma forse non ha importanza perché il finale in entrambi i casi sarebbe inevitabilmente lo stesso: il dolore del protagonista porta al dolore infinito di vivere.

Voto: 4.5/5

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