Tori Amos – Native invader

2017 

Non so perché ma spesso confondo Kate Bush con la cantautrice e pianista americana. Sarà per quella voce eterea e per i pezzi di solo piano e voce, per quell’introspezione melodica che le accomuna. Comunque siamo arrivati a 15 album in carriera che, tra alti e bassi, hanno sempre avuto un loro sound inconfondibile dovuto al pianoforte e alla suddetta voce che spesso hanno delineato canzoni delicate e sussurrate. In questo album c’è spazio per un po’ di elettronica, qualche sprazzo orchestrale e arpeggi di chitarra, alcune percussioni in qualche brano. Ma senza ombra di dubbio lo spazio maggiore resta sempre il pianoforte di Tori Amos che disegna le sue melodie a volte oscure e altre più solari. Le mie preferite sono le canzoni dove si lascia spazio alla musica e dove più entrano altri strumenti; il pezzo migliore, dove musica e voce sembrano quasi unirsi in un brano suggestivo e ricco di sonorità è “Bang”, da segnalare anche “Bats” e “Wildwood”. Non è un disco che porta scosse particolari, abbastanza omogeneo e ripetitivo di altri lavori del passato.

Voto: 3/5

 

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