Un disco piacevole all’età di 73 anni, il numero trentanove di una lunga serie di album. Ogni volta risentire la voce di Neil riporta agli anni indietro e così accade anche alla sua musica. Un paio d’anni fa ci aveva deliziato con un album che conteneva brani più rarefatti, meno scontati. In questa sua ultima fatica riappaiono i Crazy Horse e la musica vira su tonalità ben note al canadese Young. Il mestiere si sente tutto, l’armonica riesce ancora a graffiare, difficile chiedere di più e aspettarsi di più. Un disco dove partecipa pure Nils Lofgren, il chitarrista di Springsteen, lasciato a molta improvvisazione perché questi musicisti conoscono a menadito quello che stanno suonando. Alla fine risulta quindi un po’ troppo classico e scontato ma a Neil Young, forse, non si può chiedere di più.
Voto: 2.5/5