Memoria
Quando guardiamo
laggiù in fondo al viale
e il suono di un motore
non ci giunge più,
una lacrima scende,
una lacrima scende.
Poi che la vita fugge
Poi che la vita fugge
non cercare una domanda,
un pensiero per fermarla,
tu sola puoi capire
se riesco a dirti qualcosa,
a farti sognare un attimo solo
oltre le parole che non so dirti.
Poi che la vita fugge
non cercherò
nei fogli scritti degli anni
ma al di là di questo giorno
in un tempo strano
senza le stelle di una notte,
notte di un amore fantastico.
Poi che la vita fugge
non ti vedo dipinta d’azzurro
ma di un pianto senza colori
che ti cerca nei pensieri:
cercarti, cercarti,
come fosse così semplice
quando invece trovarti
è non sapere
su quale stella poterti guardare:
ma quali labbra chiuse non han risposto
all’urlare del mio silenzio
ho trovato strani pupazzi
sulla strada della solitudine.
Ma dove sei,
non fuggire,
voglio uccidere quelle tue paure,
dove sei,
dove sei,
non pensare alla mia follia,
sono migliore di quello che vedi.
Poi che la vita fugge
mi sono detto nei pensieri
che il volto di una notte
è soltanto l’ironia degli occhi,
che la vita ritorna o muore.
E la luna m’ha preso per mano
staccando il tempo
dal petalo di un fiore.
Tu lo sai che il cuore
batte una volta sola
e il cielo è caduto
dai fogli di un quaderno.
Ma dove sei
per poterti guardare ancora,
dove sei,
dove sei,
per un attimo d’azzurro.
Poi che la vita fugge,
poi che la vita fugge
quanti giorni ho mancato
nei sogni di una follia
e la solitudine resta,
un’airone bianco lassù nel cielo.
Un dipinto di fumo
che dissolve l’ultimo volto
di un sentimento finito,
occhi di smeraldo tessono
la sensazione di velluto;
lassù le stelle
sono vite
di una notte assassina,
il tempo dell’amore cade ancora
negli abissi del silenzio.
Ma dove sei,
sto cercando la tua vita
ma è difficile sai,
dove sei,
dove sei,
forse ora non resta il tempo,
forse ora non è possibile,
forse ora…è solo un’altra fantasia.
Il tempo è caduto
da una nuvola di tristezza,
occhi nella notte
seguono ogni tuo passo
e la luna è alta,
più alta dei colori del tramonto,
ho lo stesso sentimento che apre
le scatole azzurre della solitudine.
Poi che la vita fugge
un’altra notte è andata,
dove sei
quando i tuoi occhi sono belli,
quando forse sono parole,
quando senti di sbagliare;
dove sei
per poterti dire ancora
che la mia tristezza
lascia il posto ad un sorriso
ed è una stella
di un nuovo colore.
(un volo di rondine
nei pensieri di seta).
Questo nuovo amore
che solo il cielo sa capire
e i gabbiani volano,
di un sentimento che non esiste
s’è vestito il mio cuore.
Questo strano amore
che resta immobile nel tempo
come un fiore dipinto di vetro,
occhi di mercurio riflettono
le cose che senti dentro,
ma quale tempo resta
per un’altra felicità?
Poi che la vita fugge
non cercherò un’istante,
ma le parole di un attimo infinito
che ritorna e fugge e resta,
il bacio di un’altra primavera
come il mare di un’onda azzurra.
Ti ritroverò felice
disegnando castelli di tristezza,
le torri del silenzio
che cercano dentro
e non si spezzano mai,
dipingono riflessi e si specchiano
le parole che non trovo,
dipingono l’amore nei miei occhi
ma è un altro sentimento perso.
Poi che la vita fugge
nel volto il cielo
cade ucciso
da un altro pensiero fuggito,
e cos’è, cos’è
il volgersi inutile
nel cercare le tue labbra,
un gesto quasi assurdo,
una melodia per nessuno;
il cuore si traveste
di un falso mutante,
sembianze disegnate
da uno specchio di solitudine.
Ho imparato ad amarti
vedendoti così come sei,
le tue paure, la tua tristezza,
la tua voglia di vivere,
vedendoti ogni giorno diversa
e ogni giorno è più bello di ieri;
ma come il sole, anch’io
sto calando nella nebbia
di un’altra vita andata.
Troppo lontano
Troppo lontano,
eppur
così fortemente umano
che libera le volte del cielo
senza chiedere nulla.
Troppo triste,
eppur
come un fiore di cemento
per gli scultori primitivi
che non piangono mai.
Legati dalle parole diverse
come sere d’estate
quando il freddo
lascia un unico segno.
Eppur così profondo
egli resta sul volto,
un muto guardiano
di risposte malcelate.
Troppo umano
e lo chiamavano amore
senza sapere qual’era il gioco,
camminando d’inverno
il ghiaccio bussa due volte
e non so perché l’ha fatto.
Senza luci al neon
ci siamo scontrati sui fogli,
parole non velate
che creano i momenti.
Poiché un altro tempo è andato,
s’è interrotto o spezzato
senza il gioco dei perché
e l’analisi dei come stai
di poco conto;
chiamarti ancora,
eppur
sempre più fioca la voce,
ma anche questo è un segno
e non capisco se un volto
è poi così distratto.
Con gli occhi, si, e poi
ci siam parlati,
quelle frasi mai sentite
che a nessuno può importare,
per un attimo ti ho scritto
e sono pieghe nascoste di fogli.
Troppo difficile,
con quel tratto di biro
che non vuol essere mai;
sono uscito in strada
ma l’inverno era diventato
un aeroporto d’asfalto,
avanti e indietro
e fermo al centro dei rumori.
Senza molti perché,
senza pensare che non ha senso
ed era come il mare,
eppur è troppo facile amare;
di un falso sorriso che non muore
ho offerto la mia sera,
i bianchi cavalli sono morti
e la carrozza è ferma da anni,
nell’interno le ragnatele tessono ancora
ma solo il cielo non muore mai!
La vita è…
Cosa sei, il silenzio
che illumina le labbra finte,
le strade lontano
di un altro io che ti cerca,
le storie di un giorno
che diventano favole
mai vissute.
Sono ancora io,
l’altra metà che è felice
e cerca al di là
di una facile lacrima.
Cosa sei, ancora non è
cambiato nulla in te
ma sto aspettando quel momento;
non è difficile l’attesa,
prima o poi accade
e nulla resta più.
Sono il volto di chi non dimentica
le risate ironiche
o le parole di una voce,
le situazioni passate
sono tanti frammenti
che non s’incastrano mai
perché la vita
E’
e d’un tratto
NON E’ PIU’.
T’incontrerò ancora
in una scena poco convincente
fatta delle solite domande effimere
e resterà solo un bicchiere vuoto
per parlarti di un mio sogno.
Questa notte è strana,
una sensazione che non corre
e si frantuma in pezzi di vetro;
la tua immagine è anche così,
un gioco ad incastri
di cui ho perso le figure.
Ma ritrovarti non è difficile
anche se la tua scatola azzurra
ora è chiusa
di un dolore che non si vede
ma è triste in fondo agli occhi.
Figure di un tempo immobile
che ancora ridono,
non per molto è concesso,
il ritmo del vuoto
incalza vicino
ora che la vita
E’
e ad un tratto
NON E’ PIU’.
Non muoio mai,
sono l’altra metà che è triste,
cado e mi alzo
e cado di nuovo,
non mi fermo
a ciò che sta di fronte.
Non mi amerà nessuno.
L’unica mia follia
è di essere me stesso
ma non rifiuto l’idea
dei due volti della coscienza,
sono come la vita,
a volte E’
e poi NON E’ PIU’.
Noi vogliamo
Nei magazzini del centro
scatole di stracci sporchi
trasmesse da un notiziario,
una voce qualunque
per diffondere la morte.
Nei quartieri assassini
sento canzoni non umane,
la pazzia di un giorno
nelle pieghe dei vestiti,
la radio resta accesa
e incalza verso il centro
di un altro urlo cerebrale.
Un foglio, una bottiglia,
poca cosa per le rose,
un uomo dipinto di seta
che offre ai passanti
l’insperato desiderio
di un attore di plastica.
Nei magazzini di notte
gli occhi accarezzano il volto
con sottili lame di coltelli
e l’interno di un cortile
per morti di poco conto.
Un sorriso a volte,
le palpebre a volte,
un difficile gioco
che non supera il secondo,
tu che dall’alto di una fontana
ti tuffi nel cuore,
un pesce muto che solleva le onde dei capelli.
Un uomo randagio
e sentirlo parlare,
canzoni non umane;
un raggio trapassa i tuoi occhi,
la luce che non colora
ma si pianta nelle caverne
di un’altra paura.
Un gioco a volte
e la nebbia dell’ultima ora,
un’auto a fari spenti
che illumina i soliti pensieri.
Un magazzino, un arsenale, una scritta:
NOI VOGLIAMO LA GUERRA.
L’esistenza corre sulle ali d’uranio,
un sole più pallido
è nascosto dall’eclissi,
un cielo per pochi,
forse per nessuno
ma quando guardo lontano
voglio che l’azzurro
mi prenda la mano:
allora sì, allora sì, la vita.
Siamo uccelli senz’ali,
nei corpi dei nuovi morti
cancelliamo il domani,
Dio s’è nascosto
nelle pieghe delle tonache dei giudici,
nei pensieri fermi
corre la stessa ideologia,
odore di morte,
profumo di guerra.
Un mercato d’usato
che cerco da anni,
lungo i viali tristemente
la gente si getta nel fango,
un modo nuovo per cancellare
l’illusione, forse l’ultimo affanno.
Professori di pietra
dipingono un mondo inesistente,
dentro i palazzi d’argento
i signori stracciano la vita,
uffici di pochi eletti
della nostra prigione di sempre.
Alte, sempre più in alto, le stelle.
Cadono.
Stancamente un volo,
nella piazza la follia è giovane
e non guarda mai se stessa,
nei locali di fumo
la gente s’uccide a parole.
Un magazzino, un arsenale, una scritta:
NOI VOGLIAMO LA GUERRA.
Il flauto corre alla luna
di parole per sognare,
l’ordigno esplode dove di solito
si nasconde il cuore,
i giornali scrivono farse
da recitare secondo il copione,
il cielo è una bara
dipinta di stelle.
Un fiore ancora,
allora sì, allora sì, la vita.
Siamo pupazzi di cristallo,
stelle nucleari ci coprono la testa
e lassù sempre più in alto,
il nostro amore perso.
Ti ho ritrovata
sotto anni di macerie,
ti ho rivista
con gli occhi un po’ sfatti
e quel volto, in fondo lo stesso.
Mi sono chiesto
a che punto è il cielo
e i pensieri contorti
della tua solitudine,
ti ho ubriacata
delle follie di un minuto
e tu scendi dalle vette
delle tue favole felici.
Ho distrutto con un sogno
l’allegria dei tuoi mille anni
e l’orgoglio strano che in te
vola sempre più in alto;
come onde del mare
i tuoi sussurri m’han risposto,
tu che corri
fra le dita di una mano
e agli occhi distrutti
hai detto:
“non è mai lo stesso giorno”
ma è come la sabbia,
un’oasi di poco conto
di un altro deserto invano.
Ho baciato la bocca di un assassino,
labbra fredde di un rossetto per pochi,
le sue mani ferme sul cuore
e un’immagine di rosso che s’allarga,
gli occhi sbarrati di sudore
nell’altra punta di una lama d’avorio.
Ho visto un africano bere vodka
e salire su un iceberg
affondato a metà
nelle notti gelide all’equatore,
un grido di scimmia
nella palpebra sbarrata,
un canto psicotico
dentro camice di forza
senza il senso di un perché.
In una fantasia trovi
lo spazio per una follia,
ti tuffi tra le onde del mare
cercato nel deserto per anni,
un sacerdote che uccide negri
nella polvere della strada.
Tu esci nuda dal bagno
e vedere quel fiore
per me è ammirare un sorriso,
quel tuo profumo di niente
che fa girare la testa,
le pupille si destano
nelle mani ubriache di sesso.
Si dilata l’impulso
di credere a un pazzo che canta,
nella notte assassina
l’amore fugge la paura
di un volto schizofrenico di violenza,
guardare la luna
è soltanto un luogo comune
in una sfida con la morte.
Ma come ti sei dipinta….
….questa sera,
hai gli occhi lucidi
e chi è triste sai,
forse non piange mai,
e cosa sussurri….
di tra le labbra
quando forse sai
che niente è più lo stesso.
L’odio non conosce la storia
e le mani impacciate
nei frantumi dei sensi
volte a cercare
di uno straccio sporco
delle vite di un uomo per caso.
Una notte
ridendo di un pazzo
ho riso di me stesso
e nella toilette di 3° classe
una siringa spenta
s’è rotta in tanti pensieri.
Non è la vita
ma la voglia di correre ancora
e nelle toilette di lusso
signore di lustrini e diamanti
vomitano un altro delitto.
La nostra solitudine
offre lo spazio
di una sola parola
ma tu che mi guardi
(sono spenti i tuoi occhi stasera)
m’hai detto che la vita
NON E’ PIU’.
Ho costruito un altro pensiero,
triste, è inutile dirlo,
ma se non fosse così
forse non sarei nemmeno io.
La prossima volta che ti vedrò
non mi fermerò a guardarti
e non ti parlerò
dei sogni della vita,
ma allontanandomi piano,
dolcemente
t’accarezzerò il seno,
è un silenzio che non vedi
e la vita sarà soltanto
il vestito slacciato
di un altro amore andato.
Io sono la notte
e questa notte è per i ladri,
e questa notte è per gli eroi,
e questa notte è dei buffoni,
in una notte come questa
ho pensato…
di far vivere me stesso.
Quando tutto finisce
Quando tutto finisce
non rimane la tristezza
ma un desiderio più profondo,
i giorni senza tempo
di un’altra allegria;
non mi vedrai più,
è difficile vedere la notte
mentre lassù, in alto,
qualcuno scende.
Quando i giorni se ne vanno
ti ricordi di un altro tempo
e ti ritrovi ad essere come allora
e come allora piangi
al confine dell’anima,
come allora cerchi
una stella mai dimenticata,
come allora a volte
voli sulle parole
di un’altra poesia.
Come nuvole di un porto lontano
trovato per caso
nei pensieri di una sera,
questa sera che non corre
ma ti prende la mano,
senza chiederti nulla
sono tornato
e ho guardato davanti
a me stesso,
come nuvole di un porto lontano
trovato per caso
e mai raggiunto.
Quando tutto sta crollando
il nostro cuore non muore mai
e t’accorgi che la vita
stranamente si rinnova
e l’amore nasce
una seconda volta;
la follia attraversa i tuoi occhi
e porta lontano
il suo contenuto di tristezza;
sarai di nuovo felice
mentre la vita corre,
folle, all’indietro:
e poi, d’un tratto,
ho sognato i tuoi occhi
il silenzio delle frasi
che si rivela così importante.
Quando tutto sembra spegnersi
la nostra vita grida ancora
e mi troverai sempre
in un’altra fantasia
della stessa, profonda amicizia.
Quando tutto finisce
Quando tutto finisce
ti sentirai colpito dal niente
e le nostre catene
diverranno prigioni di silenzio
che non riusciremo a spezzare.
Quando tutto finisce
anche la morte cambierà aspetto
e sarà come pensare ad una festa
che solo noi potremo distruggere
ma finiremo presto di lottare.
E tutto finisce quando
lei sarà soltanto
uno straccio da usare
e le nostre parole non saranno capite
e non rimarrà nulla
per credere ancora in un sogno.
Ti lascerò credere che questo è un uomo
e fuggirò il tuo volto
ora che ho ucciso,
ora che dentro di me
mi sento incapace di amare.
Ti lascerò credere che è ancora vita la mia
e lascerò i tuoi occhi
ora che ho distrutto,
ora che dentro di me
non è rimasto che il vuoto.
Ti sto cercando
per ritrovare me stesso,
non uno specchio dipinto male.
Qual è il mio volto?
Dove sono?
Guarderò i volti della notte,
li annienterò tra le luci del silenzio,
senza pensare alla vita
sento che un sogno c’è ancora.
Dove sei nel mio corpo?
Quanti giorni mi hai distrutto?
E noi siamo artificiali
ma ai tuoi occhi credo ancora
anche se non so di essere vivo o morto.
Se riuscirò a trovarti
sarà il mio cuore a distruggerti.
Soffici malferme
Sognando la fine tornerò ancora
Per vedere negli anni
Liberando la morte.
E’ strano ed inutile
Chi dipinge
Gli occhi chiari.
Soltanto una lacrima
Nella disperazione dei ragazzi selvaggi
Che non amano mai.
Rubando la solitudine
Mi guardo
Nelle prigioni.
L’incubo è nell’aria.
Nello specchio
Del tempo della vita
Nel deserto dei sogni del tempo,
volano dentro di me le illusioni
pensando a quel volto.
Parlarti dei giorni.
Nel silenzio sulle stelle
Un sogno cerca il suo silenzio.
Fuggi,
non è facile.
Soffici malferme stelle lontane
Soffice morte pesante nel cielo.
Dopo
Dopo le voci che ho distrutto
ti ho sentita ancora dentro,
ti ho sentita di nuovo mia,
scorrere attraverso i giorni
e salire piano alla mente,
come volere entrare in un segreto
nascosto a tutti ma non a te.
Dopo aver visto il cielo crollare
ho ridipinto me stesso
lasciandomi trasportare
da quel pensiero che non muore mai
ed è fragile nella sua presenza,
come uno strano angelo azzurro
nascosto agli altri ma non a te.
Senza gli occhi, senza le labbra,
per non so quali giorni
e poi ritrovarmi di nuovo
come il sole che non muore,
come un fiore che non parla,
nascosto al tempo ma non a te.
Un pensiero soltanto,
venirti a trovare dove sei
portando con me il sorriso di un tempo.
Quanto pesa il fumo che esce dalle labbra,
i tuoi occhi nel posacenere,
quante notti porterò nel bicchiere
le tue parole che dondolano inermi.
Vedrai la mia immagine
nel vuoto della mente,
la festa non inizia mai
ma senti quando finisce,
troppe ferite stan dentro la noia,
le situazioni non si muovono,
nella mia prigione non voluta
cerco le stelle, rifiuto il sole.
Poi ad un tratto,
nemmeno il silenzio può servire
e mi ritrovo ancora solo
con un pensiero tra le dita.
I colori di un vetro infranto,
i fiori nel giardino d’inverno,
il ghiaccio dentro la testa,
il cielo non può capire
e tu nascondi la tua indifferenza.
Mi siedo e dinnanzi la vita,
gli occhi mi dicono basta,
non riesco, ed ora penso
di farla finita.
Un pensiero, un istante, una vita,
non è mai il momento
per sentirsi come uno straccio,
la bottiglia ancor vuota
e cosa sto facendo
fra le nuvole di frasi lontane,
ascolto, non parlo
e non è mai il momento
per pensare di farla finita.
La luce accesa a due passi dal mondo,
il cielo buio pieno di stelle,
ho comprato la luna stasera
ma i miei occhi non vedono nessuno,
non è ancora tardi
per poter sbattere l’uscio!
Un sorriso, ti spoglia, ti guarda,
riprende i suoi gesti con calma,
sei nudo, hai chiuso, sei vinto,
un ponte, una notte,
il disprezzo di te stesso,
un tuffo nell’acqua
il solo pensiero
di farlo più in fretta
ma non è il modo migliore
per farla finita.
I miei occhi ti guardano,
sei strana, sei lontana una vita.
Un’ora diversa, un’ora incostante,
la noia, la delusione,
non è certo il tempo migliore
se non trovo nemmeno la voglia
di fare l’amore.
Una lacrima non serve a nulla,
una parola, nemmeno un libro può bastare,
ho distrutto tutto
e non me ne sono accorto.
Nel lavandino due mani fredde,
l’acqua gorgoglia nelle ossa,
gli occhi rossi, il volto pallido
il suono della sveglia,
il tocco dei secondi,
mi alzo,
un pensiero soltanto,
il letto disfatto,
il volto cambiato,
mi vesto in fretta,
riprendo il cammino,
i passi sono gli stessi,
i pensieri cambiano,
sto già lottando,
mi sento un altro,
non mi riconosco,
un nudo di donna attraversa la strada,
non so dove andare,
non so di esistere.
La rabbia,
la confusione,
la paura di scoprirmi un altro,
mi fermo,
riprendo,
mi fermo di nuovo,
pensando a quel volto, a quegli occhi,
ma non è questo il momento,
non è questo il momento
per gettarmi addosso la vita.
Dove sono per poter reagire
e scrollarmi di dosso questa paura:
quanti giorni se ne sono andati,
quanti giorni passeranno ancora?
Il fumo esce dalle labbra,
la biro si muove incerta,
non riesco, è tutto troppo lontano,
le luci si sono spente
e tu ad un tratto diventi importante,
non voglio certo pensare
che tu possa essere sola:
oggi verrò, con un nuovo pensiero
tra le dita,
poi ce ne andremo.
Più tristi e più felici di prima.
Sensibili al cambiare del tempo
ti ho lasciata
stranamente mia,
le tue labbra, il cielo,
chiederti un bacio da lontano
sapendo di restare come ieri.
Cosa sogno ancora,
è finita,
nei miei occhi il vuoto,
i miei occhi sono il nulla,
sentirmi dire ancora
quelle stesse parole
e continuare,
il cielo contro un muro,
come in fondo alle nuvole
un calice alzato
per brindare alla tristezza.
E’ la follia che giunge
in fondo a me,
dentro il mio tempo soltanto,
i volti se ne vanno
con l’ironia tra le labbra,
posso fare solo un gesto
ed è vecchio di altri cent’anni.
Guardami, ora non sono come vuoi,
non s’inventa la felicità,
stranamente il silenzio,
ecco cosa resta,
ecco forse cosa mi chiedi,
di non poter pensare,
di condannarci ai sottintesi,
di urlare forte non ci sono
già sapendo di essere presente,
è una giostra questa vita:
ho dimenticato il biglietto
nel vestito che ho gettato.
Ieri ero prigioniero
di un sogno,
oggi lo sono
della mia libertà.
Se tu vuoi
Se tu vuoi noi ci ameremo
con le tue parole
e i nostri silenzi
guardando dentro il cuore
per rubare un’altra follia.
Siamo noi i poeti della vita
insinuando le solite frasi
nei nostri ineguali luoghi comuni
e avvelenandoci di parole.
Se tu vuoi noi vinceremo
e sarà solo per un attimo,
quando tu mi cerchi sul volto
un alone di mistero
e ti diverti a giocare
con le favole antiche dei sogni.
Siamo noi i fili spenti della vita
con le nostre polemiche assurde
e i sorrisi ironici delusi di perfezione.
Se tu vuoi noi ci parleremo
con i tuoi occhi e i miei silenzi
come sono le notti di stelle
quando fuggiamo su un altro pianeta.
Siamo noi i fabbricanti perduti
di speranze mancate per sempre,
mercanti di deboli sorrisi
strappati ad una bottiglia vuota.
Se tu vuoi noi ce ne andremo
con le tue paure e le mie illusioni
quando in cielo la luna risplende
al lieve richiamo del tempo.
Non cercarmi,
questa notte mi nasconderò
e i miei pensieri
si perderanno lontano
e non mi riconoscerai.
Siamo noi gli occhi
che in una notte azzurra
restano annoiati a guardarsi
avendo paura di scherzare
e di ciò che la gente può dire.
Se tu vuoi noi costruiremo
un robot senza mente
ma con un cuore grande
e quel giorno saremo come i bambini
quando giocano senza pensare.
Siamo noi i ladri
del nostro tempo,
noi che restiamo ore seduti
per odiare i nostri perché.
Se tu vuoi, a volte,
si può provare,
anche se si è solo in due
e si può rischiare di sbagliare.
Siamo noi a brillare nel cielo
quando splende una scintilla
che si allarga negli occhi
e si confonde coi sorrisi.
Se tu vuoi noi saremo sempre così
e questa amicizia non finirà
anche se a volte basta un niente
quel niente non sarà.
Siamo noi che dobbiamo liberarci
delle nostre paure
e piangere o ridere
ma vivere sempre.
Se tu vuoi noi ci ameremo
con le tue labbra
e i miei occhi,
camminando nel silenzio di una notte
mentre il mare avrà solo
parole d’amore
e tu sarai l’unica stella
e non avremo più paura.
Se tu vuoi noi ci ameremo
con i tuoi occhi e le mie parole
e non avremo più facili tristezze.
E non sarà più un sogno
e non sarà per un istante.
Dove sei
…e svanisce lentamente
senza che io,
senza che nulla,
ma il tempo ritorna
e si perde nella nebbia.
Sono solo un’ombra
nel cielo di domani
e tante lune passeranno
e tante favole racconterò.
Tu mi ascolterai
guardando le foglie gialle,
ma a volte mi chiedo
- Cosa c’è che non va?-
e un pensiero di passaggio
mi sfiorerà le labbra.
Cos’è questo mio silenzio
e a che punto è la notte?
Questa notte magica
che può farmi strisciare
o toccare il cielo con le mani.
Ti ho parlato
e in questi istanti
c’è solo un silenzio,
un’oasi di un villaggio deserto.
Sono allegro, non vedi,
sto danzando, sto piangendo
sto vivendo, sono follie ormai,
ma tu,
tu ora dove sei?
…e svanisce lentamente
senza che io,
senza che niente,
i colori si sciolgono,
tanti arcobaleni sono tra noi,
l’inverno è dentro gli anni
ma ho un sogno nella vita
ed ora sono un pagliaccio,
non fuggirò:
te lo dirò piangendo
te lo dirò ridendo,
sarò triste, sarò felice,
un’alba rossa di un villaggio deserto.
Ma negli occhi c’è un silenzio,
nelle labbra tacciono le parole,
sono l’acrobata di un circo.
Tu mi guardi
ed io chiedo sempre di più
ma in un’amicizia come la nostra
non dovrei chiedere mai,
per quanto tempo ancora
il silenzio triste di un villaggio deserto?
…e svanisce lentamente
senza che io
possa fare qualcosa,
mi lascio dietro le foglie cadute
un attimo fa
dalle mani del cielo.
Cosa ti dirò ancora,
vorrei che tu, per un istante,
forse il tempo per esempio,
ma i sogni non diventano realtà
e un pensiero si spezza
cadendo da un bicchiere di cristallo.
Forse questa notte
non riuscirò a dormire.
Le parole che nascono dentro,
i silenzi che escono dal cuore,
questo mio volto fin troppo normale
e i pensieri strani che ho dentro,
cosa mi porta questa sera,
quante stelle mi offrirà la luna,
ma tu,
ora tu dove sei?
Io non esisto
Io non esisto,
sono pagato per sognare,
sono ubriaco di pensieri.
Se mi chiedi cos’è l’amore
ti dirò che non lo so
e se mi chiedi quant’è lontano
ti dirò che non esiste,
il cielo è troppo lontano
per sfiorarlo soltanto con una mano.
Io non esisto,
soltanto una sensazione
provare a giocare con a vita,
quando il cuore batte forte
so che è un’altra illusione
e nella vita cerco la morte.
Io non esisto
se so che il tempo s’è fermato
e non ho un’altra occasione
per poter ridipingere i colori,
so che non posso riuscire.
Guardami,
forse è il mio ultimo sorriso
Guardami
ma solo negli occhi velati di pianto
SOLO PER QUEL CHE PORTO DENTRO
Poesie antiche ma sempre nuove.