E pensare che siamo tutti qui
con quelle nostre stupide storie,
mentre passava l’ho salutato,
ma lui vedeva soltanto la sua strada.
Fuggire, fuggire, quanti se ne sono andati.
Un fiore scivola dalle mie mani
sul tuo seno, sui tuoi occhi,
ma c’è una presenza che rompe i sogni,
come un ricordo che sveglia i dolori.
Apri gli occhi come in un gioco
ma io sto già piangendo
perché sto pensando
ma deve siamo
è tutta un’illusione.
E mi disse cosa pensi
e mi disse cosa aspetti.
Me ne andai,
gli amici mi chiamavano,
non volgevo loro la faccia
solcata da lacrime,
ma andarmene perché?
La polvere dell’odio
accecava i miei ricordi,
perché tornare in strada
dove il vento infuriava,
sempre solo, come sconfitto,
e la vita se ne andava.
Chiedevo la libertà
per chi è e non è
per chi prega Dio
per chi è già morto,
l’amore per chi non è stato amato mai.
Vedevo più in là
di una semplice lacrima
all’altra sponda del dolore dove sola piangevi;
io volevo sognare
e ti vedevo sola
all’altra sponda dell’amore.
Ormai
Monumenti di marmo antico
dove il sole avvampa d’incanto,
ci sono teneri amori distrutti
ed anch’io ho vissuto lontano.
Scogli di rocce passate
dove sedevo a guardare
un mare che solo parlava
ed io ho vissuto tanto.
Il fiume nasce libero
ma poi raccoglie i rifiuti
e cerca un lago nel pianto
ove tu puoi cogliere i sogni.
Divine si alzan le stelle,
i sussurri chiaman la luna,
i tuoi occhi dolci nascosti
là in fondo ai pensieri di ieri.
I suoi occhi sono crudeli
e si spezzano col fuoco
ma la furia omicida
non gli varrà la vita
non gli varrà la vita.
Ma nelle mie parole
ho sempre il dolore
anche se ormai col tempo
non ci penso più.
Sconfitte in neri silenzi
son le mie tacite labbra,
il cuore risuona di note
tristi al passare del tempo.
L’uccisero in un giorno d’aprile,
l’ho visto morire contento
indicare col dito le stelle,
gridare perdono alla morte.
Ma gli occhi miei son sussurri,
non risponde più il suo sorriso,
una vita perdeva le ali
mentre il sole cadeva dall’alto.
Penso ai colori dell’aria,
al tuo piccolo seno dipinto
e nello specchio incantato
vedo il tuo volto smarrito.
Una foglia cade dal cielo,
si risveglia nel corpo il profumo
di un fiore strappato ad un canto,
il mio amore è un’armonia
che trema nei tuoi occhi.
Ma le parole risuonano di tristezza
Anche se ormai col tempo
Non mi chiedo più il perché.
Intorno a me
Nascono dove muore
ma lo so, anch’io ho visto,
loro morranno
dove sento la mente
colpita dai raggi, dove vedo fantasmi
aggirarsi nel corpo.
Vago tra la gente
che non ama più,
sono nel vuoto,
forse una ragazza mi chiamerà,
ma l’amore non nasce
dove c’è questa realtà.
Inquietudine.
e poi il nulla.
La mia generazione è ammalata,
ci sono tanti perché,
cerca ma incerta vaga,
non crede in Dio
ma poi lo cerca con disperazione:
sono passate tante storie,
sono passate tante lune,
tante luci si sono spente.
Intorno a me
una chitarra canta
ma non sono io,
intorno a me qualcuno urla,
ma non ho più occhi per sentirlo.
Favole
Il vento che passa
narra le favole
di vecchi fantasmi.
Anche se
Si sono alzate le onde,
nel corpo nasce un fiore
non è credere o non credere
è inutile ormai
anche se il rito muore
anche se vive sui monti.
Sono trafitti nell’asfalto,
ma non sono diamanti,
non è l’essere o non essere
ma l’uomo che può sbagliare
ma l’uomo che sta odiando.
Vedo il mio corpo
cadere nel vuoto,
la mia voce muta
che ti dice addio,
anche se ti ho amata,
anche se ti ho odiata,
resta la sconfitta
per non averti capita.
Non sono le parole
Ed è di nuovo la solitudine.
come un mantello che scende
quando la notte cammina.
Come una triste allegria dopo
un bicchier di vino.
come un grido di morte
che piano sussurra il mio nome.
Ed è di nuovo l’impotenza
di sentirmi vivo.
Non sono le parole
ma la musica e l’amore
che cantano
la nostra amicizia.
Un raggio
Un raggio scende nel lago
nel vuoto dello sguardo.
Un sorriso un ciao a forse mai
mentre il raggio si perde nel lago
Quel volto
Quel volto sconvolto
che lo specchio. Rompe.
I lineamenti di occhi
deformi
cadenti nel vuoto.
Le rughe di pelle.
Io vecchio
e l’auto folle
le tue urla.
Pazzo
Io giovane.
Voglio vivere.
La luce, i capelli corti diversi,
forse un raggio di luna nuova,
sono un volto che ascolta
il silenzio
di
mille suoni.
E’ il tempo
Ed è il tempo di note
che scoprono i colori,
di voci che non dico umane.
Ed è il tempo di volti
urlanti nella notte,
della paura della solitudine.
L’arte è un incubo che
parla della vita.
La luce
La luce fissa
su carta rotonda
il suo velo di tristezza,
un suono ucciso da deboli urla.
E’ più bello nei sogni
se la mente non corre lontano
ed io sono fuggito con gli occhi vuoti
di un mondo che
non riesco a capire.
Vedo giovani che uccidono giovani
vedo un sole grigio polvere
penetrare il metallo
trasparente della morte.
Nella vita non c’è amore
ma solo il pianto
di mille generazioni,
io sono solo
io muoio solo;
non è il tempo di sorridere lacrime dentro
per un fiume che scorre,
per le parole
che non riesco a dirti.
Padre
Ceneri nude
si colpiscono la carne.
Pensieri difformi.
Certe volte lo vedo vecchio,
i capelli bianchi
e quel viso stanco
di chi aspetta
la morte.
Il veleno di un fiore
Il veleno di un fiore
è essere soli nella vita,
è non avere più un’idea.
Sarebbe facile ora
capire qual è l’errore
ma non avere più speranze
vorrebbe dire morire
senza aver tentato
di guardare il sole.
Il veleno di un fiore
è la pelle bianca
che nasconde la sua paura.
Sarebbe inutile ora
pensare al passato
ma guardare questo giorno
vorrebbe dire restare
con gli occhi persi nel vuoto
a domandarci ancora se la rabbia cede il passo all’inerzia.
Il veleno di un fiore
è l’amore che non parla,
è il silenzio che avanza;
sarebbe inutile ora tentare di chiedere
alla musica di tornare,
la luna non cambia nel cielo.
I figli del ventesimo secolo
Questo è il tempo della solitudine!
Voglio rivedere i soliti volti
e rivederli uguali a prima.
Un altro giorno cambia il tempo,
ma io sono una stella,
una stella senza luce.
I figli del ventesimo secolo
non guardano il sole,
non amano mai,
il loro volto è il nostro,
angoscia silente dell’ultima vita.
I figli del ventesimo secolo
non sorridono mai,
non parlano mai,
il loro volto è solo il mio,
solitudine folle dell’ultima morte.
La vita è un cerchio dove ritorni a morire!
Ci vuole coraggio per vivere,
occorre una stella che pianga per te;
è la nevrosi del ventesimo secolo
che ci afferra per le strade
vorrei che tu mi capissi
ma non so nemmeno io ciò che voglio,
è la solitudine del ventesimo secolo
che ci afferra per le strade
che non lascia il tempo
di trovar parole.
I figli del ventesimo secolo
urlano rabbia e amore
ma sanno che la libertà
è solo un sogno,
che il loro silenzio non parla ancora.
A volte penso
A volte penso
a ciò che noi pensiamo,
alla danza crudele
che ogni giorno cantiamo,
ci sputiamo in faccia le nostre verità
viste dagli occhi degli altri,
filtrate da vetri al quarzo
che spezzano il tempo,
da elisir d’acciaio
che iniettano il loro veleno.
A volte penso
ai nostri volti sporchi di fango
uccisi da parole incatenate,
angeli sporchi di sangue
ci ubriachiamo dei nostri sorrisi.
A volte penso
che può bastare un piccolo nulla
per essere amici
e quel nulla lo troviamo solo
in certi volti,
ed è già molto per non morire.
A volte penso
che sono stanco
che tutto ciò
che faccio
non serve a niente,
soltanto a mascherare l’inerzia
della pioggia che cade.
A volte penso di vedere
tristi sorrisi,
poi mi stanco anche di pensare.
Uno spazio immenso
Nei cieli del tempo,
nelle cose sepolte dagli altri,
ritrovo le nostre vele azzurree
e quei diamanti luminosi
che mi dici di combattere,
uno spazio immenso e poi…
tutto è buio
anche la luce rossa che dalla finestra
cade sulla neve,
nei miei pensieri,
uno spazio immenso e poi…
sognare e trasformare,
la vita può iniziare,
può bastare così poco,
non dire niente
ma mostrale il cuore,
io piango
rido
forse amo,
uno spazio immenso e poi…
Ho lasciato il tempo
Ho lasciato il tempo,
ho lasciato il tuo volto
la solita silenziosa
nebbia immobile,
mi manchi.
Buon anno
Tra di noi il solito
buon anno
per poterci uccidere
meglio domani.
E cosa ci resta
E cosa ci resta
se non la nostra voce
e quell’istante che chiamiamo amore
se non si può continuare.
La vita è sempre la stessa
la vita è sempre la stessa
e noi siamo uguali forse,
siamo sempre più soli,
ma lo so da troppo tempo.
E cosa ci resta
se non un sorriso
quando siamo ubriachi
e quei pochi istanti
in cui vogliamo parlarci
e il tempo scivola
e ride
e colpisce.
E cosa ci resta
se non la nostra tristezza
e la morte che cerchiamo
e la morte che ci può salvare.
E cosa rimane ora
se non riusciamo più
ad essere amici,
e cosa resta ora
se non quella strana voglia
di ricominciare,
di lasciare al vento
ciò che sta accadendo,
e quell’assurda voglia
di baciarti,
non ci vediamo da due mesi.
E cosa resta ora
dei nostri sogni insieme,
delle tue,
nostre poesie,
appena il tempo per ricordarle.
E cosa resta ora
se non pensare e tentare ancora di morire di nuovo!
Vado a morire verso l’ultima nebbia,
il mio suicidio
è nell’ultima ombra,
quando non parlo più e non esiste un perché,
il mio suicidio
è senza un motivo,
se vi ho amati
e vi amo ancora,
ma la nebbia è scesa,
ti mostrerà soltanto
la rabbia dell’amore.
Sembra strano dire ora ti amo,
sembra strano ritrovarci
ancora più forti
ma sempre più stanchi.
E cosa resta ora
se tu sei triste,
e cosa resta ora
se non riusciamo a danzare!
Vorrei sapere
chi ci ha spinti
per potergli dire grazie
perché morire è difficile da soli
ed è inutile
e non sai per chi lo fai.
E il tuo sorriso
e la follia e il pianto,
vorrei chiederti per una volta
come va
e scoprire
che per una volta sei felice…
ma è uno strano sentimento assurdo.
E cosa resta ora,
nemmeno il tempo per guardarci ancora.
E cosa resta ora
se non lo stesso dolore
di ieri
e quella voglia
di fare l’amore!
E se la luna
perderà l’altra luce
a me non resterà nemmeno
Un’ultima notte.
Un giorno
Un giorno
E di quel giorno
Resti tu.
Il nostro
La nostra giustizia
è in tombe-fossili
in diamanti cielo-eterno,
la nostra giustizia
la faremo noi
senza leggi-truffa
conservate in barattoli
sperma di giudici.
Il nostro amore
l’inventeremo noi
senza lucidi oggetti
di rosso buco-continuo
e cinema di s/porco denaro violenza.
Un odio fluorescente
di morbidi metalli.
Finestra-panorama
di un cielo iridescente.
Occhi vuoti e ceneri sparse
su carta-vetro di putrido sangue.
Orrori di automa-robot di carne,
mistici sembianti uomo-fantocio,
il burattino che ci fa il verso
di urla soffocate.
Macchine-cemento
e trapano-carta foro
per nuovi morti
Cervello bruciato spezzato disintegrato
da gas nervino, guerra-male
del ventesimo secolo.
Ragazza urla morte,
castrati da occhi-lama
di amanti-sesso,
la prigione inconscia
di un corpo trafitto.
Trigonometrie ferite
di ventri assaliti
dal sesto piacere
mentre le nubi-rumore
danzano ancora
l’inquietante notte-illusione.
La nostra libertà
è al di la di ogni affare,
in cieli di confusa tristezza,
la nostra libertà
la conquisteremo noi,
senza il sottile gioco
di politica-potere
e di un’ideologia slogan-strumento.
La nostra amicizia
la cercheremo noi,
senza interessi-falsità
di stanze deserte,
polvere ubriaca gettata al mare.
Con le nostre
parole-sentimenti
liberate dalla paura,
asfalto-velo di neon accesi
aspettando qualcosa
di un istante eterno che non verrà.
Un uomo morto
di stelle a 5 punte,
un uomo vinto
da governi violenza in nero,
un uomo bruciato
dagli stessi-diversi assassini,
in quale longitudine-direzione
non importa
in quale abito
non importa,
in quale bastarda città,
in quale farsa-rivoluzione,
quando è moda
il male è lo stesso.
Le nostre idee
in geometrie-fantasia assurde
portano con sé un altro codice
dove le cifre non sono scritte
da volontà represse e alienazione.
il nostro prossimo incontro,
una festa inventata
per uccidere la solitudine.
Ragazzi monocromatici
di pensieri grigio-verde
lanciati dal satellite-universo
dentro fitte nebbie,
ridere uno dell’altro
per essere più forti-morti,
aggressioni senza crocefissi
gettati nella merda
per chiedere se
vive o no,
lame-disintegrate,
e tutto ciò si deve creare,
di nuovo,
diverso.
Re pagliacci
che non suonanao chitarre
un bambino è morto
di fame
di violenza
di sangue
di odio
davanti alla TV.
Fiori a crescere
sulle rive di un altro pianeta.
Si sente già
l’odore dell’uranio,
centrali nucleari-chiese
senza divinità,
bombe al neutrone;
profondi
teneri
occhi
verdi
appena
nati,
non voglio e non vorrei
sapere che sono morti
appena usciti dal tuo ventre.
Fiori a crescere
per sentire il profumo
che ci toglie un po’ di tristezza,
sul tuo seno ora,
sulle tue labbra
di un cielo a venire.
Il nostro amore ora!
Nei nostri
Nei nostri assurdi spazi
di parole recise.
Soltanto.
Dal gioco del vento.
Le tue ossa bianco polvere
fanno l’amore
con la morte di Jim.
Calore di ghiaccio
di membra umide
nella bara sconvolta
da urla diverse.
Il tenero corpo
non sente il piacere,
non prova il dolore,
le stelle scivolano via.
Sempre.
In una notte di luna.
Alle nostre sbiadite carni
sarà un’ironia nascosta
a dipingere il sorriso
mentre l’amore cade, sepolto.
Sarò un nazista
nel tempo di domani,
al centro elettronico dati
è stata comunicata
la mia follia.
Occhi non visti
ascoltano
la nostra morte bianca.
Il deserto del mio silenzio
e della nostra pazzia.
Non ti vedrò più.
In un giorno vuoto
In un giorno vuoto
nei tuoi occhi,
mentre le stelle
coprono il sole,
non voglio più vederti
e non ti voglio parlare
perché mi dai l’amicizia
quando io non ti do nulla,
quando io,
soltanto la mia tristezza
nella tua immagine.
In un giorno vuoto
di un momento
non voglio più vederti
perché ho paura
e vivo soltanto a metà,
sono sconfitto un’altra volta,
anche questa importante.
In un giorno vuoto
ho perso il passato
e non voglio dimenticarti
perché mi cerchi la vita
in un mondo di niente.
Voglio cercare un foglio bianco
per poterlo disegnare
e quei colori sarebbero i tuoi,
ma forse non ci sarà più tempo,
se tu sorridi
non voglio mostrarmi triste
e con idee di follia
che ti rubano la libertà.
Fra le strade deserte
di un giorno vuoto
è rimasto soltanto un amore.
In un giorno vuoto
ho pensato di amarti
ma è sempre il pensiero sbagliato
quando so che poi tutto crolla,
tutte le speranze se ne andranno
e rimarrà soltanto
quella strana voglia
di baciarti i capelli,
di correre lontano
e non lasciarti più.
In un giorno vuoto
è solo la tua immagine
nei miei occhi,
la tua immagine
che s’incontra coi miei sogni
quando la notte resta solo per piangere.
In un giorno vuoto
ho pensato
che questo amore
porta soltanto dolore.
Resta solo l’illusione
che nelle stelle a venire
ti dimenticherai del passato
e riuscirai ad amarmi,
ma in questo giorno vuoto
può morire
anche
un’illusione.
Come dici ci si sente
Come dici ci si sente
quando non basta più sognare
e cerchi di più
e nelle mani aperte non trovi niente,
come dici ci si sente
quando il vuoto dell’amore
lo senti vano dentro di te.
Come dici ci si sente
quando ci si guarda allo specchio
e riflesso c’è un altro volto,
quel volto che non si vorrebbe
mai avere,
come dici ci si sente
quando le cose che cerchi
si dissolvono dinnanzi a te
senza riuscire a capire nemmeno
se ti hanno odiato o amato.
Ma a che serve e che importanza ha
parlare ancora di una mia follia?
Forse domani
Dove siamo con la mente lontano
in clessidre rovesciate di sabbia,
dove spingiamo i nostri occhi
per oltrepassare il muro di un niente,
dove pensiamo di portare
il nostro filtro già usato
per chiedere ad un amico
una risposta già data.
L’espressione del cielo
suonata da accordi
senza speranza
per abbandonare quel senso
di qualcosa in più
quel sentimento dentro
che non tornerà.
E un fiore mai trovato
è dentro nel cuore,
quel piccolo grande
pezzo di cielo
che vedo e fuggo
e il tempo no, non è un giocattolo,
e il tempo no, non è il mio sorriso,
uno specchio di due immagini,
un sussurro dentro,
che lento mormora:
forse domani…
forse domani…
un altro cuore di vetro.
Dove siamo
quando ci cerchiamo,
dove siamo
a rincorrere
gli occhi di un cerbiatto,
dove respira il polmone d’acciaio
racchiuso da strati diversi di pelle
per capire ancora una volta
che l’amore non esiste per noi.
Le parole confuse
che stringono le labbra
inutilmente aggiungono
la parola fine
a quella speranza rimasta
e anche la notte,
la stessa notte di sempre
scopre me stesso
nel fondo dell’anima.
Dove siamo innalzando
le torri del silenzio,
dove siamo
quando cercarci
è la cosa più bella,
e vederti, sei ancora tu,
nella pelle che freme:
forse domani…
forse domani…
un altro cuore di vetro.
E sento che dentro
qualcosa si è rotto,
non credo più ormai,
in ogni giorno che rubo
il mio pensiero s’agita dentro,
forse riuscirei ancora,
vorrei sempre vederti
ma dove siamo
non c’è il tempo per due libertà
e tu sei troppo importante,
tu sei il fiore che è sempre mancato
nei colori
del mio mondo,
forse domani…
forse domani…
potrò gridare
oltre l’amore.
Solo il cuore ci resta
Voliamo in un sogno
e lo dipingiamo del nostro colore
e la vita è una piccola cosa
se non riesce a darci la vita.
Negli occhi abbiamo quel senso di vuoto
dei giorni della noia
che un altro sorriso
può scoprire felici.
Ora non credo più,
ora non sciolgo più
le mie mani al vento,
ora posso pensarti
e in quest’istante
ritrovo il mio volto vivo,
ora riesco a vederti
e torna il tempo dell’amore.
Forse solo il cuore ci resta,
solo il cuore.
Siamo statue di cera
che non sanno più cosa dirsi
o pierrot di un altro mondo
con la voglia d’inventarci,
siamo scolpiti nel bronzo
da un’artista più grande
o vite in piccoli spazi
con la voglia di scoprirci,
siamo dipinti immortali
di un disegno perfetto
o ci perdiamo in occhi infiniti
con quella voglia d’amare.
Forse solo il cuore
ci resta,
soltanto il cuore.
Chi è l’uomo?
Uomo, chi è l’uomo?
E’ il clown coi riflessi della follia
o il niente di uno sguardo vuoto?
Uomo, chi è l’uomo?
è lo straccio degli istinti animali
o la voglia, quella voglia d’amare?
Lui diceva di essere libero
ed aveva appeso i pensieri
a un monumento di marmo antico,
diceva di non amare
perché l’amore scolpisce
solo il pianto,
diceva
che era inutile piangere
e aveva gettato
i suoi occhi nel mare.
Il suo nome era uno dei tanti,
amò solo una volta
di attimi dipinti
che vedeva nei suoi occhi,
vinse solo una volta
e fu quella sera che s’uccise.
Era strano quel giorno,
lo fermarono dicendogli
adesso è il momento è bella la vita,
vola più in alto.
Ma non ascoltò e non sorrise
e quando non ebbe più forze urlò;
non c’è più, la vita;
il suo corpo era di pietra lucente
lanciata da una coscienza più grande
contro gli scogli del mare,
il suo corpo si dissolse
e svanì, allora capii
quel giorno che disse.
Non voltarti,
guarda sempre
il silenzio degli occhi.
Riuscirò a liberarmi
di questo brivido dell’anima
che mi chiede di gettare
I fiori fluorescenti al mare
ma il tempo uccide
e quando riuscirò
a dirti ti amo
capirò che ho perso ancora
e quel pensiero è troppo grande
per poterlo di nuovo fermare.
Quale amore filtra
dai pupazzi fosforescenti
incontrando pupille d’arcobaleno,
quale amore nasce
quando sento le tue mani di ghiaccio
e vola tra le note
di un’altra canzone,
quale amore sorride folle
alla luna
di pensieri che il vento
vorrebbe rubare.
Ho bruciato la notte
per un sorriso mai dato
per un amore mai visto
e la vita ritorna
al folle e pazzo che puliva le rose
con un vecchio straccio azzurro.
Cercherò un giorno per morire,
lascerò la vita in una notte di stelle,
notte di carnevale,
penserò che t’amo ancora
ma non ti dirò un’ ultimo ciao
perché non riuscirei a farlo
se dovessi vederti di nuovo.
E’ lontano quel sole,
uno specchio riflesso senza calore,
piangere non ha senso
in questa notte di stelle
perché ricordare il mio volto
è come dipingere
le rose di un’altra solitudine.
La strada verso il cielo
mi lascia dentro
quella voglia di vivere,
quella voglia di morire,
vent’anni non sono nulla,
vent’anni sono tanti
e noi, più veloci del tempo
per cercare il nostro mondo,
noi più lontani del tempo.
Ho deciso di vivere
al di là
di un cielo bruciato.
La morbida macchina
penetra i piaceri
e sputa ai dolori,
la morbida macchina
è sesso da centomila,
il sorriso artificiale
di un corpo da bruciare,
sono le mani sporche
di quello sperma mai cercato,
di un ultimo sentimento lasciato.
La morbida machina corre
ma la solitudine è rimasta,
la solitudine più forte,
nel falso piacere, tempo scaduto,
lei dice basta.
Soffici malferme stelle lontane
dipinte dal volto di un pierrot,
quale tristezza nascondi nel sorriso
e le mie parole che non sono come vorrei
forse domani…in un raggio di sole.
Un fumo d’ali
si libera nell’aere vuoto,
un volo di sentimenti
che non saranno mai,
un fumo d’ali
alza nuovi colori,
non riusciremo a guardare
se negli occhi
non esistono parole.
La cenere sparsa
e il sole caduto dall’alto,
una poesia per il vento
e il colore dei capelli,
una luna stanca
apparsa in un cielo stellato,
il respiro ansioso
di chi aspetta qualcuno,
nei pensieri s’allontana
e ritorna e sorride.
Una notte bruciata
di un’inutile attesa,
guardo il vuoto
e le ombre passare,
anche una notte,
notte di primavera,
può portare un profumo
che cerca d’essere vero
ma i miei occhi parlano
parole senza senso,
parole di dolore.
La mia vita di istanti rubati
e forse hai visto
i miei pastelli dipinti di un furto,
la mia vita scorre
attraverso i tuoi sogni
e un pensiero mi prende,
non so dirti se bello o triste.
Ti prenderò la mano
quando fuggirà il tempo dell’amore,
ti dirò di un tramonto,
noi, occhi senza tempo,
ti cercherò un sorriso
guardando il mare
in un giorno a venire,
ti guarderò negli occhi,
un velo di pianto, i tuoi occhi,
ti cercherò una notte,
notte di lune azzurre.
Anche se la mia è solo follia,
in questo tempo irreale,
forse…
forse è anche bella…
la vita.
Quanta sofferenza.