Moretti Massimo 1977 – 1979 Poesie

1977 – 1979

Oltre il confine

 

Lanciato oltre il confine del tempo

in un lieve torpore che attanaglia

i ricordi delle corse nei campi.

Oltre le soglie del male e dell’impossibile

a guardare un film pornografico

col sonno che mi prende

e chiudo gli occhi a ridere di me stesso.

Falsa o vera ironia che si prende gioco di me,

delle mie ansie e paure,

della mia vita.

Passi vuoti lungo il cammino

come il vuoto che ci sta intorno

… e il solito bar.

Guardo e fisso ogni oggetto

e ogni persona

e strani pensieri attraversano la mente.

E poi, …

          a casa.

Il lento rodermi e ripercorrere

gli abissi per osservare,

squarciare il mio io

e come il fumo,

la nebbia di lunghe notti

che copre le nostre assenze

    e che…

        non si alza mai.

 

 

 

Il corteo

 

Col capo chino e gli occhi bagnati

seguo il corteo

e urlo anch’io la rabbia

per un ragazzo morto,

morto ammazzato.

Slogan, bandiere, falsi ideali,

e poi l’assemblea.

I fischi, gli applausi,

non si conclude niente

e tutto finisce.

Poi si ricomincia di nuovo,

con un ragazzo in meno e un nuovo morto.

Vorrei parlare, ma c’è tanta gente,

si ride, si scherza

e non ci importa niente

se un altro giovane è morto,

morto ammazzato.

Perché esiste il fascismo,

l’odio, l’egoismo,

sono domande di sempre

ma poi viene l’estate

e non si ricorda più niente

e solo ad ottobre i morti

ci ritornano in mente.

 

 

 

Solo

 

Urlo, urlo, urlo,

e solo l’eco mi risponde.

Solo, solo, solo,

e neppure l’eco mi risponde.

Ho paura, paura, paura.

 

 

 

Anarchia

 

L’utopia

è il sole

ogni giorno più bello.

L’utopia è un cervo

Che fugge ogni giorno più lontano.

Togliete i cardini dalle porte,

aprite gli occhi alla fantasia.

Sulla strada

Sento la mia disperazione:

dove andare a cercare quel sole?

Dove fuggire a cercare quel cervo?

Il tuo gesto ha un sapore amaro

 Di ideali bruciati

Nel fuoco dell’ignoranza

E la mia idea fugge,

lontano scompare.

No, non uomini siete

Ma robot

Con gli occhi chiusi

Le labbra spente

Il sorriso forzato

La mente avvolta

Dal qualunquismo.

Un pazzo poeta

Scrive sui freddi muri

Due parole d’amore

E lento ma veloce

Il tempo scorre

Sulla pelle

Del nostro TORMENTO.

 

Anarchia.

 

Sono stanco di uomini politici

di grandi parole

di belle menzogne

di sorrisi ruffiani

di falso benessere

ma fugge, lontano scompare.

E guardo la luna e guardo lontano.

Quanti poeti vivono

nel nostro mondo

che scrivono strane parole d’amore

che sentono morire la carne

e spegnersi il cuore.

Sento il vento che fischia

la rabbia che morde,

la disperazione che sale.

 

Lasciatemi vivere.

 

Vedo squallide stanze

falsi amici

ed il giusto è scomparso

nelle fauci della palude.

Nessuno cerca questo ragazzo solo.

Nessuno cammina per le strade deserte

nessuno si siede e parla e sorride.

Sono lingue diverse le nostre

e l’ansia divora il mio corpo.

Sono incapace di salire

il vortice della vita:

ed è un’alternarsi di inumane torture.

Sono vecchio,

sono giovane, chi sono io ?

Fuori dal tempo esiste un’altra vita

più libera, più bella,

più…

i tuoi occhi

brillano al sole

di giovane vita,

i miei occhi

luccicano al buio

nella solitudine di una lacrima

che scorre.

Dolce sale il tuo canto

   E triste esplode il mio urlo.

                   Io sono sempre triste.

 

 

 

Utopia

 

Quanti occhi smarriti ho visto

brancolar nel buio

e quante mani tese a pregare.

Quanti scheletri di bimbi ho visto

chiedere un pezzo di pane

e poi scheletri morire affamati.

Quante case misere ho visto

abitate da povera gente

che perdeva ogni speranza nel presente.

 

E noi che siamo ancora qui

a litigare e a odiarci,

e noi che siamo ancora qui

a dire belle parole per ricevere

un applauso.

E io che alzo la mano per seguire

un miraggio troppo lontano.

 

Quante donne a piangere ho visto

aspettare invano il ritorno dalla guerra

Di chi è amato.

Non ho mai visto un generale col fucile

ma solo poveri diavoli a combattere

per una terra che forse non è neanche la loro.

Quanti amori ho visto cadere

in mezzo ai campi e alla vita

per il risvegliarsi di nuovi errori.

 

E noi che siamo ancora qui

a ridere degli altri, dei loro problemi,

e noi che siamo ancora qui

a giocare a carte.

Ed io che alzo ancora la mano

a inseguire un amore sempre lontano.

 

Quanti giovani ho visto morire

uccisi nelle piazze

e il sangue che lava i selciati.

Quanta gente ho visto

strumentalizzata

dalla falsa ideologia materialista.

Quante riunioni ho visto finir nel nulla

per l’odio di chi partecipava

e quante amicizie ho visto morire nel niente.

 

E noi a parlare di libertà inutilmente.

            e crediamo di essere ribelli

              e crediamo di lottare contro

             e crediamo di sentire il bello

ma in fondo non siamo niente

e nella borghesia ci stiamo bene.

Morire liberi ormai è UTOPIA

e sperare di AMARE

soltanto nella mia fantasia.

 

 

 

 

Rose

 

Mi hai lasciato

             senza prima amarmi

                   ma già lo sapevo

perché delle rose che colgo

sento solo le spine

                            penetrarmi la carne

 

 

 

Sei

 

 

 

Sei più di un poeta.

E risponderti vorrei

perché ogni volta che scrivo

sento di essere triste e solo.                 

                                    Il lampo di una goccia

            illumina

                    le tue labbra

                                         posarsi sulla mia guancia.

La realtà può essere ma non è,

possiamo ma non ci amiamo.

Possiamo parlare ma…

E gli stridori

spero che non avranno il sopravvento

anche se le urla che sento

sono messaggere

di dolori e di morte.

 

 

 

Cerchi

 

Cerchi di putrefatti vermi

e sanguinanti bestie grufolar

sulla carne putrida della morta carogna

e piange l’uomo dei passati errori

mentre lingue di fuoco ardono eterne

all’accendersi di folli pensieri.

Cerchi di vita che dopo lungo errare

mi riportano là da dove ero partito

e che la luce del sole non può cambiare.

Un nuovo vento

porta una musica di dolci chitarre.

Cerchi di vita in cui

è difficile credere

e difficile non credere!

Lamento mentale di morta confusione:

non ho mai visto il sole piangere

e sciogliersi la luce del suo raggio

ma ci sono eclissi nella vita

che urlano

aspre e forti parole di dolore.

 

 

 

La frase più bella

 

Io volevo guardare

il paese fiorire

ma invece stava morendo.

E mi dicevi grazie

per ciò che hai scritto

ma dovrei ringraziarti io

perché questa è la frase più bella,

più bella della vita.

Guardavo con occhi spenti

e tu mi hai detto

forse stai pensando

a sogni lontani.

Avevo gli occhi smarriti

e mi hai detto

non essere giù,

parliamo un po’,

perché altrimenti si muore.

E mi hanno ucciso

ma non si è alzata una parola,

non è scesa una lacrima.

Sono andato nel giardino dei vinti

a cercare un sorriso

là dove la luna

interrompe il suo volo.

Ma quanti pensieri

nella mia mente,

io voglio morire

ma non voglio morire.

Guardiamoci negli occhi,

non chiniamo la testa,

non falsiamo le nostre parole.

Solo io l’avevo fatto,

solo io sapevo il perché,

l’area si allarga,

l’area della coscienza:

c’era la lanterna

che ci illuminava

tra le mura di una casa antica.

Era un rito

e posso essere lontano,

ma là, nei miei sogni,

resta un posto anche per voi.

E mi hanno ucciso oggi

con le loro stupide parole,

con la loro arroganza,

ma voglio rivivere

e forse,

nell’azzurro del cielo.

E lo chiamano amore

e la chiamano libertà,

nello stesso dolore

muoiono i fantasmi

ma voglio vivere

anche se ci sono tante domande

 e tante tristi risposte.

 

 

 

Ieri

 

Ieri, dopo averti lasciata

ho urlato il tuo nome.

Ad oriente si perde il sole,

si alza la luna.

Ad oriente sento il tuo respiro:

danzi nei fiori

davanti ai miei occhi stanchi.

Se fossi la luna

danzerei con te,

se fossi il sole

ti guarderei negli occhi,

ma sono io,

non riuscire a cambiare,

non riuscire a parlarti.

Pupazzo di carta

non piangere:

un fiore vola alto nel cielo.

Ieri,

dopo averti lasciata,

ho urlato il tuo nome.

 

 

 

Teatro vuoto

 

C’era un’aria di vuoto e di tristezza,

cinque ragazzi fumano in silenzio,

gli strumenti rubati al loro pubblico

risuonano nel teatro vuoto.

Visi delusi e contenti

soldi che scorrono di mano in mano

Ed io penso

a cosa ci è restato.

Non ho visto il sole,

non ho visto i musicisti

ma di nascosto ho pianto

ed ora sto chiedendomi il perché.

In noi c’era la delusione

per chi non è venuto,

c’è qualcosa di più importante

che non hanno capito.

Tutto s’improvvisa

come in una jam session

dove il tempo è dettato dal tempo

dove gli occhi si aprono agli occhi.

L’India dei miti appare e scompare

il deserto dei vinti è sepolto dal sangue,

il mistero risorge,

noi pensiamo, parliamo,

ma non ci capiamo.

C’è confusione nella mia mente,

i pensieri diventano domande.

 

 

 

Ogni uomo

 

Ma adesso il sogno mio d’allora

è scomparso.

Nel castello del potere c’è una bomba

con su scritto:

ogni uomo nasce buono,

è la società che lo corrompe,

ogni uomo ha proprie idee,

troppo grandi, troppo belle

per essere racchiuse da un’ideologia.

 

La luna una notte mi ha chiesto

dove sono quegli orizzonti

che cerchi e non trovi mai,

dove sono i tramonti, gli amici,

le illusioni, i tuoi sorrisi.

Perché non muori,

tanto sei inutile!

E quando morirò

vi darò un bacio,

vi darò un ricordo

che dovrete scordare.

 

E’ anche nostra la colpa,

anche noi abbiamo sparato

con la nostra indifferenza,

col nostro assenteismo,

i nostri sogni borghesi.

 

Ogni uomo diventa assassino

se gli diamo un mitra in mano.

Ma c’è una violenza

più grande

che devasta le menti.

                                   Ogni uomo

                          è solo.

 

 

 

Dal nord

 

Qua è tutto un altro sogno

qua è tutta un’altra vita

ed il vento sta fischiando dal nord.

Il tempo passa e non si ferma

per tenderti un fiore,

gli occhi sono immobili

nel fluire della vita.

Si spengono gli ultimi fuochi,

si vuotano le ultime bottiglie,

suona un’armonica

e la vita è un istante

nell’eternità:

sono rimasto uguale,

ci credo ancora

ma non ci credo più.

Chiamo una ragazza

Coi capelli della notte

Che sta triste in un angolo a pensare,

si alza stancamente dai suoi sogni

e la festa è già finita.

Saliamo le scale

Ci guardiamo, ma che sorriso,

ma che dolci occhi profondi.

Raccogli una rosa

e vola per l’aria,

poi ti spogli,

ti domando perché,

ma il tuo amore mi ha già risposto.

Ci sediamo di fronte,

le tue braccia sul mio collo:

io sono il fulmine

e tu il vuoto oscuro

come in un antico e dolce rito zen.

Tu piangi sul mio volto

e ti devo dire addio;

                                                 io ti parlo d’amicizia.

                                               io ti parlo d’amore,

                                               io ti parlo del nulla:

qua è tutto un altro sogno,

qua la vita non esiste più

e il vento sta fischiando dal nord.

 

 

 

Non sono

 

Qualcosa sta cambiando

e lo vedo nei colori,

nel profumo dell’aria,

nei vostri occhi,

nella luce di questo giorno.

Ma come dirlo,

non sono un poeta,

sono soltanto triste.

non ci sarà futuro

per la nostra vita,

non ci sarò futuro.

Ti parlo ancora

ma non sono un poeta.

Sono soltanto

                          Solo.

 

 

 

Un blues

 

Il tempo passa negli occhi e nel cuore

mentre io guardo

quel manto di sole.

Un giovane pazzo

scrive a un poeta

è una poesia

più dolce di una cometa.

La luna ci sorride

e ci parla d’amore

ma laggiù nei campi

si sente il dolore.

Ho fatto un blues

ho urlato canzoni

che inerti restavano al passare delle stagioni.

 

 

 

Soltanto la notte

 

Il ritmo della vita umana

sta lentamente morendo

mentre il vento si alza più forte.

Ho paura di me stesso,

delle mie illusioni.

Ti vedo e quanta tristezza

tu celi negli occhi,

quanta solitudine

nasconde il mio volto.

Sto morendo lentamente

e non so perché ti scrivo questo,

forse perché sto pensando

ed allora divento triste,

perché mi è tornato

un po’ di coraggio.

Non so perché ti dico questo

ma ci sono parole,

queste parole,

                che mi fanno paura.

Il giorno sta lentamente calando,

vedo il tuo sorriso

e io sono il mio assassino.

C’è un sole rosso

che se ne sta andando,

pensaci, certe volte ti scopri

che parli con lui:

è solo l’uomo che deve andarsene,

la sua folle civiltà di guerre!

Lo so che cerchi la morte,

anche a me succede,

molti se ne fregano di te;

no, non è colpa tua,

non so nemmeno se è giusto dirti questo,

ma forse è perché penso

che certe volte credi

di avere tanti amici

e poi resti lì, ancora sola,

a pensare perché sei viva,

e quanti pensieri

mi passano la mente.

Io, io che vorrei parlare

e che non ne sono capace,

che vorrei dirti ti amo

ma che parola difficile,

che vorrei dirti sei bella

ma ti guardo e tutto finisce lì.

Io, io che voglio

urlare, suonare, danzare,

io non ne sono capace.

Sto vivendo la mia morte,

forse è l’ultimo suicidio!

E un terzo di vita passa tra i sogni.

un terzo di vita tra le prigioni,

un terzo di vita a guardare

una solitudine folle

che ti fa impazzire,

una malinconia che ti fa morire.

Posso solo darti

la mia allegria, la mia amicizia,

il mio dolore. La mia disperazione,

la mia solitudine;

posso darti solo un fiore

per parlare con le stelle:

mi sei entrata anche nei sogni.

I giorni stan passando

Lenti e veloci, la morte

mi sfiora le labbra e sono triste oggi:

amo la vita che mi sta uccidendo.

E’ apparsa l’alba nel cielo

e penso che sia ancora difficile

liberarmi delle mie follie.

Ti parlo da solo,

tu lo sai che non ho parole,

non ho nemmeno un sorriso

non ho nulla che valga la pena

d’essere vissuto.

Voglio che tu sia felice

perché la mia morte è terribile,

è la solitudine che ti vince

giorno per giorno.

La vita ci sta fuggendo

dalle labbra!

Se mi cerca dille che sono lontano,

che non ricordo il colore del cielo

e non sento il profumo del fiore

che ho tra le labbra.

Se mi cerca dille che ero felice

Ma che ora il dolore mi ha vinto.

E certe volte mi scopro

a parlare con le stelle,

a parlare con la notte.

La notte è un silenzio profondo

dove stai urlando

la rabbia della delusione,

io ti capisco, a volte

sono anch’io così,

                       soltanto la notte.

La notte sono i pensieri

e la solitudine che leggo sul tuo volto

e che vedo

quando alzo gli occhi allo specchio,

soltanto la notte.

La notte sei tu quando sei triste

perché stai piangendo,

quando ti cerco

ma ho paura di me stesso.

Ci sono voli di rondini industriali

nell’aria legata da pallide ali.

La vita ci sta morendo sulle labbra,

posso darti solo un fiore

ma non ricordo il colore del sole.

Se sei sola, vieni a cercarmi,

forse non ti dirò molte parole

ma potremmo parlarci

di nuovo con gli occhi.

Tu mi parli

                        di un’altra poesia!

 

 

 

Occhi di mercurio

 

Libertà odiata e amata

ho lasciato le tue ceneri

sulle labbra di una sigaretta.

L’ultimo inferno ci è morto dentro.

Sono vivo ma urlano.

                    Mille suoni.

I sentieri del tempo sono distrutti

e le labbra incontrano il sangue.

Le tue idee, le illusioni.

                      Vedo occhi di mercurio.

Penetrano.

La strada nel deserto

dove vive l’impossibile

dove i lupi s’incontrano

e disegnano corpi che si trafiggono.

Il vuoto.

             Occhi di mercurio.

Il sorriso tra i denti, l’ultimo sorriso

prima sella solitudine.

Due fragili amanti

nei pensieri segreti,

io t’ho aspettata, nell’attesa

ho sputato al passato,

ho distrutto il presente.

I fiori all’alba appaiono piangendo,

tu lo sai che sono morto,

lo vedi dal volto della gente.

Un’aria gelida.

L’ultima speranza è morta

dove, nell’occhio della notte,

dimenticai il tuo viso.

             Occhi di mercurio.

Me ne vado

dove ho visto

uomini liberi,

lungo le vie della fantasia,

istanti immensi dove credi

di poter amare.

Il vento vola sulla nostra pelle,

raggi d’uranio,

l’uomo solo che non può morire,

il coraggio o la paura, vivo per un giorno,

poi le ragnatele, di nuovo un lampo,

resto annientato,

disperazione che penetra le ossa.

Sono ancora io, sì,

 non me ne sono andato,

non sono fuggito:

si può morire anche senza morire.

Entrano, lo spettacolo è finito,

escono, non è rimasto nulla.

L’urlo del terrore distrugge il mondo.

Assassini!

Chiamatemi nichilista,

 non voglio la vostra pietà,

non voglio le vostre parole:

voglio amare e lo voglio ORA!

Anche lui l’ha detto:

si può morire anche senza morire.

Mi parli tante volte,

hai gli occhi di chi è sola,

t’ho baciata sulle labbra

ma quanta tristezza nascondi nel cuore.

                          Occhi di mercurio.

Non puoi ucciderli

perché il fiore è appassito,

non puoi trafiggerli

perché il raggio di luna

si è spento da tempo ormai.

Siamo di nuovo amici

e questa volta per sempre.

                                                                   Lo sai. L’amicizia porta dolore

                                                      ma preferisco il dolore

                                          all’indifferenza.

Un fiore oltre il sole

nel deserto della mia mente,

il cielo dell’oriente

è scomparso tra le pietre,

ti parlo delle stelle

ma sono morto da tempo ormai.

I tuoi occhi scendono le valli,

nei pensieri nascono pensieri.

Ricordo la musica

ma è acqua passata

e il fiume segue il suo corso.

Ci guardiamo lungo le vie

ed è bello il sole oggi

Ma sono solo da anni ormai.

Tu lo sai qual è il mio errore

è quando piango e vengo a cercarti,

è quando ti stanco con le mie follie.

Guardo il sole,

i sentieri trafitti,

la metamorfosi si sta compiendo,

sto lottando con la mia immagine,

si può morire anche senza morire.

 

 

 

Una chitarra

 

Solo una chitarra resta per terra,

                                ma come può

una chitarra suonare

quando è il tempo della violenza!

 

 

 

Una guardia

 

Vorrei chiudere gli occhi e non vedere più il sole.

La guardia osserva stancamente

il magico volo del vento,

le ultime luci si spengono

e due ragazzi lontano fan l’amore.

Il faro illumina la strada deserta

e una bimba gli tende la mano.

Lui pensa ai suoi occhi e al suo sorriso,

poi cerca una ragione per morire

e triste sente

che la ragione sta in fondo al cuore.

Petali di ferro

e il rombo di un’auto

che corre nella pioggia,

le ore per sognare son finite

e in silenzio se ne va a dormire.

Ma questa notte è una notte diversa

e lui pensa alle parole

di un’amica,

la vede volare su una stella.

Quante urla e quante storie

ha già sentito il muro di cemento!

Forse non stai dormendo

e parli nei tuoi incubi

coi tuoi fantasmi senza tempo

e il faro illumina il vuoto!

 

 

 

 

Io non so

 

Io non so cosa guardo

ma so che cerco qualcosa

che qui non c’è.

Non so se cerco

la mia vita

o due occhi infiniti

su cui si posa un fiore.

Quant’è lungo il tempo della solitudine?

E’ la notte che mi fa pensare

quando fra me e te

c’è soltanto un sogno diverso.

Non so se sei triste o felice

ma so che tra noi due

sei tu che sa amare.

 

 

 

Tu urli

 

Tu urli forte

                 l’amore

a chi cerca la morte.

 

 

Oltre l’amore

 

Oltre l’amore

 

 

 

E’ l’amore

 

Ho lanciato la mia sfida

contro me stesso,

la violenza contro la mia paura,

la mia solitudine contro il passato, il presente, il futuro.

No,

contro il futuro non si può lottare.

Siamo rimasti soli e siamo nemici,

l’inverno corrode l’estate,

il vento annienta le stelle.

Sono stupido, sono pazzo,

               e lo so!

E’ l’amore

che mi fa strisciare per le strade

cercando qualcuno,

è l’amore

che mi sputa in faccia il suo egoismo

e mentre cammino ubriaco

la sabbia negli occhi mi dicembre che è tempo di piangere.

Sono vecchio e lo so!

Alzo il volto e non vedo nessuno,

mi giro e non vedo nessuno,

il treno che porta la morte

sta inseguendo la notte.

 

          Barbara aveva 16 anni

era bella e amava la vita,

la vedevo ogni giorno

sorridere coi fiori del male.

Barbara è morta

davanti alla stazione centrale

mentre il treno iniziava

il suo ultimo viaggio.

 

Sono morti i sogni

e sento che parlerò a lungo

ma non dirò niente,

soltanto la vittoria

della morte sulla vita!

Il sole è rimasto nel cielo

e il silenzio è sceso nel fiume

ma è un falso silenzio che mi dice di urlare.

Non applaudite,

          sono io che ho bisogno di voi,

di vedervi sorridere, di vedervi felici,

ma ci sono ancora morti sulla collina,

le bare salutano il volo dei gabbiani.

 

Barbara era nuda sul nudo asfalto,

il sangue le usciva dal ventre

e penetrava nella mia testa,

l’uomo bianco deve morire pensavo,

l’uomo bianco deve sputare le sue colpe.

 

Due vecchie come gitane di tempi passati

mi hanno preso la mano

per vendermi il mio destino,

una mi ha detto – leggo che sei triste-

le ho risposto – non occorre molto per capirlo,

basta soltanto guardare il mio volto-

 

e Barbara aveva

un fiore sul seno.

Il fiore è appassito

ma è un fiore lo stesso.

 

Posso essere anarchico o nichilista

ma sono io che odio e amo,

che rompo la mia immagine allo specchio

e piango quando sorridi

e non trovo amici perché ho paura,

e mi masturbo quando la mano corre lontano;

che sono deriso, che sono solo

e mi guardate passare su un’auto

senza pensare se di fronte a me

c’è la vita o la morte.

Il vetro si sta consumando.

Troppe parole sono state scritte,

troppi slogan senza senso.

 

Barbara aveva un mondo tutto suo

fatto di bambole e di sogni,

ma una bambola si spezza

e il sogno finisce,

i miei occhi l’ han vista chieder perdono,

cento mani che l’afferravano,

lei gridava aiuto,

cento mani la spogliavano,

lei gridava pietà,

cento peni la penetravano,

cento e sporchi di sangue,

l’assassino bianco non può più vivere!

 

Lei mi disse – sei più di un poeta-

e io voglio danzare, essere libero

-Barbara lo era?-

Lei mi faceva piangere,

lei mi faceva sentir vivo.

Poi un’altra sconfitta,

l’importante è provare dicevo

ma non riuscire perché manca qualcosa

dentro di noi

significa non poter lottare

e poi trovarci soli, sempre e comunque soli.

Ho pensato di lasciare tutto,

affanculo mi sono detto,

ma non posso non lottare

anche se a volte

lo faccio per inerzia ed altre per rabbia

  • Barbara lo faceva per amore-

e dimenticare è come dare un calcio al passato

e del passato rimangono soltanto le cose belle.

 

Barbara voleva cantare e suonare,

ascoltava i suoni ed il più dolce era

il suono del silenzio.

Lei voleva soltanto un po’ d’amore,

soltanto un fiore,

ma una rosa rossa di sangue

fu l’ultimo regalo di un mondo senza cuore.

 

E’ un fiume che scorre troppo forte

e senza pace,

una ragazza è soltanto

un buco e due tette con disprezzo,

fuori c’è il sole,

voglio crederci ancora

anche se un uomo è un piccolo niente.

Restano solo luci fredde, inumane,

come il fumo che si respira.

Inizio un viaggio nei sogni,

qua ci sono i colori

e senti il profumo dei rumori,

non resta nulla di una vita in bianco e nero,

sono vivo e sono infelice!

Amo la vita che mi uccide,

odio la vita che spezza il tempo.

L’autostrada è una falsa immagine

ma la tensione ha raggiunto

la vetta della collina

e per le strade

ho paura dei morti.

Tanti volti senza nome stan vagando per le strade,

c’è chi è triste e chi felice,

chi muore e chi pensa,

chi ama e non sa dirlo,

chi ha un volto e non lo sa mostrare.

E così nacque la leggenda del clown di mercurio

che vendeva il suo sorriso per un fiore,

che suonava il flauto in un attimo d’amore.

I suoi occhi erano come pastelli colorati

ma non s’incendiavano mai,

sempre quelle rughe sul viso,

quelle parole che dicevano

sono triste ma sono felice

sono un niente ma sono io.

Chi lo guardava piangeva

e quando se ne andava sognava.

 

Anche Barbara sognava

mentre udiva le corde della chitarra,

ma è rimasta soltanto la primavera

dove un giorno il tempo urlò.

 

La guerra è sempre tra il male e il male,

è un soldato che non può tornare,

dove la vita non è più vita.

E’ inutile piangere ora

e gettare fiori sulle ossa bianche,

gli avvoltoi hanno già mangiato.

E’ inutile gridare amore

quando sai che tutto è cambiato,

che dalle mosche nasceranno vermi.

La nuova alba scopre nuovi colori,

nuove immagini che si scontrano col passato.

Si dicono tante parole,

si consumano tanti pensieri

solo per non dire –ti amo-.

Sentimenti assurdi,

ma folle è anche la vita

e cosa urlare

se non so nulla in questo momento,

nemmeno se in me scorre il sangue

o il veleno

di una generazione.

Voglio parlare a un amico che ascolta,

direi soltanto

non è un discorso politico,

guardati un attimo,

quanta tristezza

le tue, le nostre rughe di anni vecchi

che non abbiamo mai voluto,

potrei dirti di lasciare il tuo odio

o di uccidere il tuo boia,

ti direi di amare

ma tu questo già lo sai,

di cercare la vita e la morte

e non rifugiarti nel limbo

dei pensieri,

ma tu l’hai già capito che io

non so parlarti, nella paranoia del ventesimo secolo

forse tutti

siamo soli.

Ho afferrato il sole

e mi porta lontano,

le foglie

non sono mosse dal vento,

anche se ogni giorno è lo stesso giorno,

oggi c’è un silenzio in più,

le farfalle

volano di nuovo sui fiori.

 

Barbara non l’ho dimenticata,

il suo nome

è il nostro,

la sua morte

è la nostra vita.

 

 

 

 

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