1977 – 1979
Oltre il confine
Lanciato oltre il confine del tempo
in un lieve torpore che attanaglia
i ricordi delle corse nei campi.
Oltre le soglie del male e dell’impossibile
a guardare un film pornografico
col sonno che mi prende
e chiudo gli occhi a ridere di me stesso.
Falsa o vera ironia che si prende gioco di me,
delle mie ansie e paure,
della mia vita.
Passi vuoti lungo il cammino
come il vuoto che ci sta intorno
… e il solito bar.
Guardo e fisso ogni oggetto
e ogni persona
e strani pensieri attraversano la mente.
E poi, …
a casa.
Il lento rodermi e ripercorrere
gli abissi per osservare,
squarciare il mio io
e come il fumo,
la nebbia di lunghe notti
che copre le nostre assenze
e che…
non si alza mai.
Il corteo
Col capo chino e gli occhi bagnati
seguo il corteo
e urlo anch’io la rabbia
per un ragazzo morto,
morto ammazzato.
Slogan, bandiere, falsi ideali,
e poi l’assemblea.
I fischi, gli applausi,
non si conclude niente
e tutto finisce.
Poi si ricomincia di nuovo,
con un ragazzo in meno e un nuovo morto.
Vorrei parlare, ma c’è tanta gente,
si ride, si scherza
e non ci importa niente
se un altro giovane è morto,
morto ammazzato.
Perché esiste il fascismo,
l’odio, l’egoismo,
sono domande di sempre
ma poi viene l’estate
e non si ricorda più niente
e solo ad ottobre i morti
ci ritornano in mente.
Solo
Urlo, urlo, urlo,
e solo l’eco mi risponde.
Solo, solo, solo,
e neppure l’eco mi risponde.
Ho paura, paura, paura.
Anarchia
L’utopia
è il sole
ogni giorno più bello.
L’utopia è un cervo
Che fugge ogni giorno più lontano.
Togliete i cardini dalle porte,
aprite gli occhi alla fantasia.
Sulla strada
Sento la mia disperazione:
dove andare a cercare quel sole?
Dove fuggire a cercare quel cervo?
Il tuo gesto ha un sapore amaro
Di ideali bruciati
Nel fuoco dell’ignoranza
E la mia idea fugge,
lontano scompare.
No, non uomini siete
Ma robot
Con gli occhi chiusi
Le labbra spente
Il sorriso forzato
La mente avvolta
Dal qualunquismo.
Un pazzo poeta
Scrive sui freddi muri
Due parole d’amore
E lento ma veloce
Il tempo scorre
Sulla pelle
Del nostro TORMENTO.
Anarchia.
Sono stanco di uomini politici
di grandi parole
di belle menzogne
di sorrisi ruffiani
di falso benessere
ma fugge, lontano scompare.
E guardo la luna e guardo lontano.
Quanti poeti vivono
nel nostro mondo
che scrivono strane parole d’amore
che sentono morire la carne
e spegnersi il cuore.
Sento il vento che fischia
la rabbia che morde,
la disperazione che sale.
Lasciatemi vivere.
Vedo squallide stanze
falsi amici
ed il giusto è scomparso
nelle fauci della palude.
Nessuno cerca questo ragazzo solo.
Nessuno cammina per le strade deserte
nessuno si siede e parla e sorride.
Sono lingue diverse le nostre
e l’ansia divora il mio corpo.
Sono incapace di salire
il vortice della vita:
ed è un’alternarsi di inumane torture.
Sono vecchio,
sono giovane, chi sono io ?
Fuori dal tempo esiste un’altra vita
più libera, più bella,
più…
i tuoi occhi
brillano al sole
di giovane vita,
i miei occhi
luccicano al buio
nella solitudine di una lacrima
che scorre.
Dolce sale il tuo canto
E triste esplode il mio urlo.
Io sono sempre triste.
Utopia
Quanti occhi smarriti ho visto
brancolar nel buio
e quante mani tese a pregare.
Quanti scheletri di bimbi ho visto
chiedere un pezzo di pane
e poi scheletri morire affamati.
Quante case misere ho visto
abitate da povera gente
che perdeva ogni speranza nel presente.
E noi che siamo ancora qui
a litigare e a odiarci,
e noi che siamo ancora qui
a dire belle parole per ricevere
un applauso.
E io che alzo la mano per seguire
un miraggio troppo lontano.
Quante donne a piangere ho visto
aspettare invano il ritorno dalla guerra
Di chi è amato.
Non ho mai visto un generale col fucile
ma solo poveri diavoli a combattere
per una terra che forse non è neanche la loro.
Quanti amori ho visto cadere
in mezzo ai campi e alla vita
per il risvegliarsi di nuovi errori.
E noi che siamo ancora qui
a ridere degli altri, dei loro problemi,
e noi che siamo ancora qui
a giocare a carte.
Ed io che alzo ancora la mano
a inseguire un amore sempre lontano.
Quanti giovani ho visto morire
uccisi nelle piazze
e il sangue che lava i selciati.
Quanta gente ho visto
strumentalizzata
dalla falsa ideologia materialista.
Quante riunioni ho visto finir nel nulla
per l’odio di chi partecipava
e quante amicizie ho visto morire nel niente.
E noi a parlare di libertà inutilmente.
e crediamo di essere ribelli
e crediamo di lottare contro
e crediamo di sentire il bello
ma in fondo non siamo niente
e nella borghesia ci stiamo bene.
Morire liberi ormai è UTOPIA
e sperare di AMARE
soltanto nella mia fantasia.
Rose
Mi hai lasciato
senza prima amarmi
ma già lo sapevo
perché delle rose che colgo
sento solo le spine
penetrarmi la carne
Sei
Sei più di un poeta.
E risponderti vorrei
perché ogni volta che scrivo
sento di essere triste e solo.
Il lampo di una goccia
illumina
le tue labbra
posarsi sulla mia guancia.
La realtà può essere ma non è,
possiamo ma non ci amiamo.
Possiamo parlare ma…
E gli stridori
spero che non avranno il sopravvento
anche se le urla che sento
sono messaggere
di dolori e di morte.
Cerchi
Cerchi di putrefatti vermi
e sanguinanti bestie grufolar
sulla carne putrida della morta carogna
e piange l’uomo dei passati errori
mentre lingue di fuoco ardono eterne
all’accendersi di folli pensieri.
Cerchi di vita che dopo lungo errare
mi riportano là da dove ero partito
e che la luce del sole non può cambiare.
Un nuovo vento
porta una musica di dolci chitarre.
Cerchi di vita in cui
è difficile credere
e difficile non credere!
Lamento mentale di morta confusione:
non ho mai visto il sole piangere
e sciogliersi la luce del suo raggio
ma ci sono eclissi nella vita
che urlano
aspre e forti parole di dolore.
La frase più bella
Io volevo guardare
il paese fiorire
ma invece stava morendo.
E mi dicevi grazie
per ciò che hai scritto
ma dovrei ringraziarti io
perché questa è la frase più bella,
più bella della vita.
Guardavo con occhi spenti
e tu mi hai detto
forse stai pensando
a sogni lontani.
Avevo gli occhi smarriti
e mi hai detto
non essere giù,
parliamo un po’,
perché altrimenti si muore.
E mi hanno ucciso
ma non si è alzata una parola,
non è scesa una lacrima.
Sono andato nel giardino dei vinti
a cercare un sorriso
là dove la luna
interrompe il suo volo.
Ma quanti pensieri
nella mia mente,
io voglio morire
ma non voglio morire.
Guardiamoci negli occhi,
non chiniamo la testa,
non falsiamo le nostre parole.
Solo io l’avevo fatto,
solo io sapevo il perché,
l’area si allarga,
l’area della coscienza:
c’era la lanterna
che ci illuminava
tra le mura di una casa antica.
Era un rito
e posso essere lontano,
ma là, nei miei sogni,
resta un posto anche per voi.
E mi hanno ucciso oggi
con le loro stupide parole,
con la loro arroganza,
ma voglio rivivere
e forse,
nell’azzurro del cielo.
E lo chiamano amore
e la chiamano libertà,
nello stesso dolore
muoiono i fantasmi
ma voglio vivere
anche se ci sono tante domande
e tante tristi risposte.
Ieri
Ieri, dopo averti lasciata
ho urlato il tuo nome.
Ad oriente si perde il sole,
si alza la luna.
Ad oriente sento il tuo respiro:
danzi nei fiori
davanti ai miei occhi stanchi.
Se fossi la luna
danzerei con te,
se fossi il sole
ti guarderei negli occhi,
ma sono io,
non riuscire a cambiare,
non riuscire a parlarti.
Pupazzo di carta
non piangere:
un fiore vola alto nel cielo.
Ieri,
dopo averti lasciata,
ho urlato il tuo nome.
Teatro vuoto
C’era un’aria di vuoto e di tristezza,
cinque ragazzi fumano in silenzio,
gli strumenti rubati al loro pubblico
risuonano nel teatro vuoto.
Visi delusi e contenti
soldi che scorrono di mano in mano
Ed io penso
a cosa ci è restato.
Non ho visto il sole,
non ho visto i musicisti
ma di nascosto ho pianto
ed ora sto chiedendomi il perché.
In noi c’era la delusione
per chi non è venuto,
c’è qualcosa di più importante
che non hanno capito.
Tutto s’improvvisa
come in una jam session
dove il tempo è dettato dal tempo
dove gli occhi si aprono agli occhi.
L’India dei miti appare e scompare
il deserto dei vinti è sepolto dal sangue,
il mistero risorge,
noi pensiamo, parliamo,
ma non ci capiamo.
C’è confusione nella mia mente,
i pensieri diventano domande.
Ogni uomo
Ma adesso il sogno mio d’allora
è scomparso.
Nel castello del potere c’è una bomba
con su scritto:
ogni uomo nasce buono,
è la società che lo corrompe,
ogni uomo ha proprie idee,
troppo grandi, troppo belle
per essere racchiuse da un’ideologia.
La luna una notte mi ha chiesto
dove sono quegli orizzonti
che cerchi e non trovi mai,
dove sono i tramonti, gli amici,
le illusioni, i tuoi sorrisi.
Perché non muori,
tanto sei inutile!
E quando morirò
vi darò un bacio,
vi darò un ricordo
che dovrete scordare.
E’ anche nostra la colpa,
anche noi abbiamo sparato
con la nostra indifferenza,
col nostro assenteismo,
i nostri sogni borghesi.
Ogni uomo diventa assassino
se gli diamo un mitra in mano.
Ma c’è una violenza
più grande
che devasta le menti.
Ogni uomo
è solo.
Dal nord
Qua è tutto un altro sogno
qua è tutta un’altra vita
ed il vento sta fischiando dal nord.
Il tempo passa e non si ferma
per tenderti un fiore,
gli occhi sono immobili
nel fluire della vita.
Si spengono gli ultimi fuochi,
si vuotano le ultime bottiglie,
suona un’armonica
e la vita è un istante
nell’eternità:
sono rimasto uguale,
ci credo ancora
ma non ci credo più.
Chiamo una ragazza
Coi capelli della notte
Che sta triste in un angolo a pensare,
si alza stancamente dai suoi sogni
e la festa è già finita.
Saliamo le scale
Ci guardiamo, ma che sorriso,
ma che dolci occhi profondi.
Raccogli una rosa
e vola per l’aria,
poi ti spogli,
ti domando perché,
ma il tuo amore mi ha già risposto.
Ci sediamo di fronte,
le tue braccia sul mio collo:
io sono il fulmine
e tu il vuoto oscuro
come in un antico e dolce rito zen.
Tu piangi sul mio volto
e ti devo dire addio;
io ti parlo d’amicizia.
io ti parlo d’amore,
io ti parlo del nulla:
qua è tutto un altro sogno,
qua la vita non esiste più
e il vento sta fischiando dal nord.
Non sono
Qualcosa sta cambiando
e lo vedo nei colori,
nel profumo dell’aria,
nei vostri occhi,
nella luce di questo giorno.
Ma come dirlo,
non sono un poeta,
sono soltanto triste.
non ci sarà futuro
per la nostra vita,
non ci sarò futuro.
Ti parlo ancora
ma non sono un poeta.
Sono soltanto
Solo.
Un blues
Il tempo passa negli occhi e nel cuore
mentre io guardo
quel manto di sole.
Un giovane pazzo
scrive a un poeta
è una poesia
più dolce di una cometa.
La luna ci sorride
e ci parla d’amore
ma laggiù nei campi
si sente il dolore.
Ho fatto un blues
ho urlato canzoni
che inerti restavano al passare delle stagioni.
Soltanto la notte
Il ritmo della vita umana
sta lentamente morendo
mentre il vento si alza più forte.
Ho paura di me stesso,
delle mie illusioni.
Ti vedo e quanta tristezza
tu celi negli occhi,
quanta solitudine
nasconde il mio volto.
Sto morendo lentamente
e non so perché ti scrivo questo,
forse perché sto pensando
ed allora divento triste,
perché mi è tornato
un po’ di coraggio.
Non so perché ti dico questo
ma ci sono parole,
queste parole,
che mi fanno paura.
Il giorno sta lentamente calando,
vedo il tuo sorriso
e io sono il mio assassino.
C’è un sole rosso
che se ne sta andando,
pensaci, certe volte ti scopri
che parli con lui:
è solo l’uomo che deve andarsene,
la sua folle civiltà di guerre!
Lo so che cerchi la morte,
anche a me succede,
molti se ne fregano di te;
no, non è colpa tua,
non so nemmeno se è giusto dirti questo,
ma forse è perché penso
che certe volte credi
di avere tanti amici
e poi resti lì, ancora sola,
a pensare perché sei viva,
e quanti pensieri
mi passano la mente.
Io, io che vorrei parlare
e che non ne sono capace,
che vorrei dirti ti amo
ma che parola difficile,
che vorrei dirti sei bella
ma ti guardo e tutto finisce lì.
Io, io che voglio
urlare, suonare, danzare,
io non ne sono capace.
Sto vivendo la mia morte,
forse è l’ultimo suicidio!
E un terzo di vita passa tra i sogni.
un terzo di vita tra le prigioni,
un terzo di vita a guardare
una solitudine folle
che ti fa impazzire,
una malinconia che ti fa morire.
Posso solo darti
la mia allegria, la mia amicizia,
il mio dolore. La mia disperazione,
la mia solitudine;
posso darti solo un fiore
per parlare con le stelle:
mi sei entrata anche nei sogni.
I giorni stan passando
Lenti e veloci, la morte
mi sfiora le labbra e sono triste oggi:
amo la vita che mi sta uccidendo.
E’ apparsa l’alba nel cielo
e penso che sia ancora difficile
liberarmi delle mie follie.
Ti parlo da solo,
tu lo sai che non ho parole,
non ho nemmeno un sorriso
non ho nulla che valga la pena
d’essere vissuto.
Voglio che tu sia felice
perché la mia morte è terribile,
è la solitudine che ti vince
giorno per giorno.
La vita ci sta fuggendo
dalle labbra!
Se mi cerca dille che sono lontano,
che non ricordo il colore del cielo
e non sento il profumo del fiore
che ho tra le labbra.
Se mi cerca dille che ero felice
Ma che ora il dolore mi ha vinto.
E certe volte mi scopro
a parlare con le stelle,
a parlare con la notte.
La notte è un silenzio profondo
dove stai urlando
la rabbia della delusione,
io ti capisco, a volte
sono anch’io così,
soltanto la notte.
La notte sono i pensieri
e la solitudine che leggo sul tuo volto
e che vedo
quando alzo gli occhi allo specchio,
soltanto la notte.
La notte sei tu quando sei triste
perché stai piangendo,
quando ti cerco
ma ho paura di me stesso.
Ci sono voli di rondini industriali
nell’aria legata da pallide ali.
La vita ci sta morendo sulle labbra,
posso darti solo un fiore
ma non ricordo il colore del sole.
Se sei sola, vieni a cercarmi,
forse non ti dirò molte parole
ma potremmo parlarci
di nuovo con gli occhi.
Tu mi parli
di un’altra poesia!
Occhi di mercurio
Libertà odiata e amata
ho lasciato le tue ceneri
sulle labbra di una sigaretta.
L’ultimo inferno ci è morto dentro.
Sono vivo ma urlano.
Mille suoni.
I sentieri del tempo sono distrutti
e le labbra incontrano il sangue.
Le tue idee, le illusioni.
Vedo occhi di mercurio.
Penetrano.
La strada nel deserto
dove vive l’impossibile
dove i lupi s’incontrano
e disegnano corpi che si trafiggono.
Il vuoto.
Occhi di mercurio.
Il sorriso tra i denti, l’ultimo sorriso
prima sella solitudine.
Due fragili amanti
nei pensieri segreti,
io t’ho aspettata, nell’attesa
ho sputato al passato,
ho distrutto il presente.
I fiori all’alba appaiono piangendo,
tu lo sai che sono morto,
lo vedi dal volto della gente.
Un’aria gelida.
L’ultima speranza è morta
dove, nell’occhio della notte,
dimenticai il tuo viso.
Occhi di mercurio.
Me ne vado
dove ho visto
uomini liberi,
lungo le vie della fantasia,
istanti immensi dove credi
di poter amare.
Il vento vola sulla nostra pelle,
raggi d’uranio,
l’uomo solo che non può morire,
il coraggio o la paura, vivo per un giorno,
poi le ragnatele, di nuovo un lampo,
resto annientato,
disperazione che penetra le ossa.
Sono ancora io, sì,
non me ne sono andato,
non sono fuggito:
si può morire anche senza morire.
Entrano, lo spettacolo è finito,
escono, non è rimasto nulla.
L’urlo del terrore distrugge il mondo.
Assassini!
Chiamatemi nichilista,
non voglio la vostra pietà,
non voglio le vostre parole:
voglio amare e lo voglio ORA!
Anche lui l’ha detto:
si può morire anche senza morire.
Mi parli tante volte,
hai gli occhi di chi è sola,
t’ho baciata sulle labbra
ma quanta tristezza nascondi nel cuore.
Occhi di mercurio.
Non puoi ucciderli
perché il fiore è appassito,
non puoi trafiggerli
perché il raggio di luna
si è spento da tempo ormai.
Siamo di nuovo amici
e questa volta per sempre.
Lo sai. L’amicizia porta dolore
ma preferisco il dolore
all’indifferenza.
Un fiore oltre il sole
nel deserto della mia mente,
il cielo dell’oriente
è scomparso tra le pietre,
ti parlo delle stelle
ma sono morto da tempo ormai.
I tuoi occhi scendono le valli,
nei pensieri nascono pensieri.
Ricordo la musica
ma è acqua passata
e il fiume segue il suo corso.
Ci guardiamo lungo le vie
ed è bello il sole oggi
Ma sono solo da anni ormai.
Tu lo sai qual è il mio errore
è quando piango e vengo a cercarti,
è quando ti stanco con le mie follie.
Guardo il sole,
i sentieri trafitti,
la metamorfosi si sta compiendo,
sto lottando con la mia immagine,
si può morire anche senza morire.
Una chitarra
Solo una chitarra resta per terra,
ma come può
una chitarra suonare
quando è il tempo della violenza!
Una guardia
Vorrei chiudere gli occhi e non vedere più il sole.
La guardia osserva stancamente
il magico volo del vento,
le ultime luci si spengono
e due ragazzi lontano fan l’amore.
Il faro illumina la strada deserta
e una bimba gli tende la mano.
Lui pensa ai suoi occhi e al suo sorriso,
poi cerca una ragione per morire
e triste sente
che la ragione sta in fondo al cuore.
Petali di ferro
e il rombo di un’auto
che corre nella pioggia,
le ore per sognare son finite
e in silenzio se ne va a dormire.
Ma questa notte è una notte diversa
e lui pensa alle parole
di un’amica,
la vede volare su una stella.
Quante urla e quante storie
ha già sentito il muro di cemento!
Forse non stai dormendo
e parli nei tuoi incubi
coi tuoi fantasmi senza tempo
e il faro illumina il vuoto!
Io non so
Io non so cosa guardo
ma so che cerco qualcosa
che qui non c’è.
Non so se cerco
la mia vita
o due occhi infiniti
su cui si posa un fiore.
Quant’è lungo il tempo della solitudine?
E’ la notte che mi fa pensare
quando fra me e te
c’è soltanto un sogno diverso.
Non so se sei triste o felice
ma so che tra noi due
sei tu che sa amare.
Tu urli
Tu urli forte
l’amore
a chi cerca la morte.
Oltre l’amore
Oltre l’amore
E’ l’amore
Ho lanciato la mia sfida
contro me stesso,
la violenza contro la mia paura,
la mia solitudine contro il passato, il presente, il futuro.
No,
contro il futuro non si può lottare.
Siamo rimasti soli e siamo nemici,
l’inverno corrode l’estate,
il vento annienta le stelle.
Sono stupido, sono pazzo,
e lo so!
E’ l’amore
che mi fa strisciare per le strade
cercando qualcuno,
è l’amore
che mi sputa in faccia il suo egoismo
e mentre cammino ubriaco
la sabbia negli occhi mi dicembre che è tempo di piangere.
Sono vecchio e lo so!
Alzo il volto e non vedo nessuno,
mi giro e non vedo nessuno,
il treno che porta la morte
sta inseguendo la notte.
Barbara aveva 16 anni
era bella e amava la vita,
la vedevo ogni giorno
sorridere coi fiori del male.
Barbara è morta
davanti alla stazione centrale
mentre il treno iniziava
il suo ultimo viaggio.
Sono morti i sogni
e sento che parlerò a lungo
ma non dirò niente,
soltanto la vittoria
della morte sulla vita!
Il sole è rimasto nel cielo
e il silenzio è sceso nel fiume
ma è un falso silenzio che mi dice di urlare.
Non applaudite,
sono io che ho bisogno di voi,
di vedervi sorridere, di vedervi felici,
ma ci sono ancora morti sulla collina,
le bare salutano il volo dei gabbiani.
Barbara era nuda sul nudo asfalto,
il sangue le usciva dal ventre
e penetrava nella mia testa,
l’uomo bianco deve morire pensavo,
l’uomo bianco deve sputare le sue colpe.
Due vecchie come gitane di tempi passati
mi hanno preso la mano
per vendermi il mio destino,
una mi ha detto – leggo che sei triste-
le ho risposto – non occorre molto per capirlo,
basta soltanto guardare il mio volto-
e Barbara aveva
un fiore sul seno.
Il fiore è appassito
ma è un fiore lo stesso.
Posso essere anarchico o nichilista
ma sono io che odio e amo,
che rompo la mia immagine allo specchio
e piango quando sorridi
e non trovo amici perché ho paura,
e mi masturbo quando la mano corre lontano;
che sono deriso, che sono solo
e mi guardate passare su un’auto
senza pensare se di fronte a me
c’è la vita o la morte.
Il vetro si sta consumando.
Troppe parole sono state scritte,
troppi slogan senza senso.
Barbara aveva un mondo tutto suo
fatto di bambole e di sogni,
ma una bambola si spezza
e il sogno finisce,
i miei occhi l’ han vista chieder perdono,
cento mani che l’afferravano,
lei gridava aiuto,
cento mani la spogliavano,
lei gridava pietà,
cento peni la penetravano,
cento e sporchi di sangue,
l’assassino bianco non può più vivere!
Lei mi disse – sei più di un poeta-
e io voglio danzare, essere libero
-Barbara lo era?-
Lei mi faceva piangere,
lei mi faceva sentir vivo.
Poi un’altra sconfitta,
l’importante è provare dicevo
ma non riuscire perché manca qualcosa
dentro di noi
significa non poter lottare
e poi trovarci soli, sempre e comunque soli.
Ho pensato di lasciare tutto,
affanculo mi sono detto,
ma non posso non lottare
anche se a volte
lo faccio per inerzia ed altre per rabbia
- Barbara lo faceva per amore-
e dimenticare è come dare un calcio al passato
e del passato rimangono soltanto le cose belle.
Barbara voleva cantare e suonare,
ascoltava i suoni ed il più dolce era
il suono del silenzio.
Lei voleva soltanto un po’ d’amore,
soltanto un fiore,
ma una rosa rossa di sangue
fu l’ultimo regalo di un mondo senza cuore.
E’ un fiume che scorre troppo forte
e senza pace,
una ragazza è soltanto
un buco e due tette con disprezzo,
fuori c’è il sole,
voglio crederci ancora
anche se un uomo è un piccolo niente.
Restano solo luci fredde, inumane,
come il fumo che si respira.
Inizio un viaggio nei sogni,
qua ci sono i colori
e senti il profumo dei rumori,
non resta nulla di una vita in bianco e nero,
sono vivo e sono infelice!
Amo la vita che mi uccide,
odio la vita che spezza il tempo.
L’autostrada è una falsa immagine
ma la tensione ha raggiunto
la vetta della collina
e per le strade
ho paura dei morti.
Tanti volti senza nome stan vagando per le strade,
c’è chi è triste e chi felice,
chi muore e chi pensa,
chi ama e non sa dirlo,
chi ha un volto e non lo sa mostrare.
E così nacque la leggenda del clown di mercurio
che vendeva il suo sorriso per un fiore,
che suonava il flauto in un attimo d’amore.
I suoi occhi erano come pastelli colorati
ma non s’incendiavano mai,
sempre quelle rughe sul viso,
quelle parole che dicevano
sono triste ma sono felice
sono un niente ma sono io.
Chi lo guardava piangeva
e quando se ne andava sognava.
Anche Barbara sognava
mentre udiva le corde della chitarra,
ma è rimasta soltanto la primavera
dove un giorno il tempo urlò.
La guerra è sempre tra il male e il male,
è un soldato che non può tornare,
dove la vita non è più vita.
E’ inutile piangere ora
e gettare fiori sulle ossa bianche,
gli avvoltoi hanno già mangiato.
E’ inutile gridare amore
quando sai che tutto è cambiato,
che dalle mosche nasceranno vermi.
La nuova alba scopre nuovi colori,
nuove immagini che si scontrano col passato.
Si dicono tante parole,
si consumano tanti pensieri
solo per non dire –ti amo-.
Sentimenti assurdi,
ma folle è anche la vita
e cosa urlare
se non so nulla in questo momento,
nemmeno se in me scorre il sangue
o il veleno
di una generazione.
Voglio parlare a un amico che ascolta,
direi soltanto
non è un discorso politico,
guardati un attimo,
quanta tristezza
le tue, le nostre rughe di anni vecchi
che non abbiamo mai voluto,
potrei dirti di lasciare il tuo odio
o di uccidere il tuo boia,
ti direi di amare
ma tu questo già lo sai,
di cercare la vita e la morte
e non rifugiarti nel limbo
dei pensieri,
ma tu l’hai già capito che io
non so parlarti, nella paranoia del ventesimo secolo
forse tutti
siamo soli.
Ho afferrato il sole
e mi porta lontano,
le foglie
non sono mosse dal vento,
anche se ogni giorno è lo stesso giorno,
oggi c’è un silenzio in più,
le farfalle
volano di nuovo sui fiori.
Barbara non l’ho dimenticata,
il suo nome
è il nostro,
la sua morte
è la nostra vita.