Brani oscuri, inquieti, profondi, testi impegnati che raccontano l’America delle battaglie contro il potere, del crack finanziario, che parlano di corruzione e di paura. Il trio di Atlanta (adesso si è aggiunto un nuovo componente) guarda ai joy Division, al profondo degli abissi ma nello stesso tempo sanno essere per certi versi solari. C’è anche la rabbia dei Clash dentro il suono di Algiers e quella voce nera, profonda, a volte gutturale si fonde dentro le note dark, industriali, post punk di questo album convincente e fatto di canzoni interessanti: ascoltare il gospel “A murmur.A sign”; il ritmo basso/batteria di “Cry of the martyrs”; la sperimentale “The cycle” con quel piano che percuote ossessivo per tutto il brano; lo stesso piano che diventa dolce ed etereo nella sognante “Mme Rieux”; il punk di “ Animals”; la voce gospel di “Cleveland”; l’aggressività di “The underside of power. Non mancano certo gli spunti interessanti in questo secondo lavoro di Algiers.
Voto: 4/5
Sempre commenti molto puntuali.